IL MONASTERO DI S.ERASMO A CASTELLONE DI FORMIA
Mille anni di storia
Verso i primi anni del decimo secolo d.C., un gruppo di monaci benedettini, da Cassino, raggiunse la collina di S. Maria La Noce dove in poco tempo fu realizzato un ” romitorio ” con Chiesa rupestre.
Il loro obiettivo , però, era quello di costruire un monastero che si affiancasse alla Chiesa di S.Erasmo a Castellone di Formia, già nota fin dal quinto/sesto secolo d. C., per essere stata sede vescovile.
Cosa che avvenne in pochi anni , tant’è che viene citato nel 919 dal codex Cajetanus e già nel 1066 l’abate Desiderio fece applicare sul portone di bronzo del Monastero di Montecassino una formella, ancora oggi visibile, che attesta la proprietà benedettina del Monastero di Castellone, in quell’epoca.
Proprietà benedettina che durò fino agli ultimi anni del 1400, quando l’Abate Commendatario Perpetuo del Cenobio di S.Erasmo di Castellone Giuliano della Rovere – che diverrà poi Papa Giulio ll – vendette nel 1491 l’intera struttura monastica ai Monaci dell’ordine Olivetano.
Fu così che questi ultimi monaci divennero proprietari non solo del monastero, ma anche della Chiesa di S.Erasmo e dell’area del Borsale dove si ergevano , imponenti , i resti del Teatro Romano di Castellone.
Nel periodo “olivetano” che durò tre secoli, il monastero e la Chiesa di San Erasmo subirono danni e saccheggi da parte dei turchi nel 1532.
I ripristini murari avvennero entro il 1539, particolare attestato dalla incisione sul portale della collegata Chiesa di S. Probo.
Dopo la soppressione degli Ordini Religiosi operata da Gioacchino Murat nel 1807 , gli Olivetani furono costretti ad abbandonare il monastero che divenne un rudere disabitato, tal come lo vediamo nel disegno del 1847 di Pasquale Mattej.
Abbiamo così, grazie al Mattej , la prima ed unica immagine di quello che fu il Monastero di S.Erasmo di Castellone.
Monastero che fece parte del progetto di Ferdinando ll che lo trasformò in caserma militare, dato che il Re delle due Sicilie aveva acquistato nel 1852 la Villa Caposele di Castellone che allora era ritenuta la “domus” di Cicerone nel Formianum.
La presenza del Re , impose la necessità di dotare l’allora ” Comune di Castellone e Mola ” di due caserme militari.
La seconda caserma militare con aggiunta di reparto di cavalleria , interessò l’intero Monastero Teresiano dei Carmelitani, al centro tra i due borghi di Castellone e Mola.
La realizzazione della caserma militare di S.Erasmo ebbe un costo di ducati 17.825 , mentre quella di S.Teresa arrivo’ a ben 40.000 ducati per l’aggiuntivo onere finanziario di costruzione della Cisterna Borbonica di mq 250 situata al di sotto della Piazza Guglielmo Marconi.
Per le due caserme, in valore attuale, furono spesi in totale circa 3.000.000 di euro.
Con la morte di Ferdinando ll avvenuta nel 1859, e con la caduta della Fortezza di Gaeta del 1861, scomparve il Regno Borbonico delle due Sicilie.
La caserma che fu ” borbonica” divenne caserma “sabauda” tant’è che nel 1914 un manifesto d’epoca, del Comune di Formia, annunciava l’arrivo di un reparto militare che avrebbe occupato la vecchia struttura di S.Erasmo a Castellone di Formia.
Negli anni ’30 del secolo scorso , in pieno periodo fascista, la stessa struttura, oggetto di questo articolo, divenne “Colonia Climatica Ferdinando Di Donato” per gli alunni gracili delle scuole comunali di Roma.
L’immobile fu acquisito, negli anni ’80/’90 del secolo scorso, dal Comune di Formia. L’allora sindaco Sandro Bartolomeo avrebbe voluto realizzarvi l’Archivio storico di Terra di Lavoro.
Nel 2011 , il Sindaco di Formia Michele Forte ritenne invece di concederlo per 25 anni all’IPAB della Santissima Annunziata di Gaeta.
Di certo , l’attuale struttura della ” Colonia Di Donato ” sotto il suo apparente rivestimento esterno in stile moderno, nasconde realtà costruttive e antichità riguardanti tutto l’arco dei mille anni di utilizzo. Non si escludono, ovviamente, possibili testimonianze di epoca romana.
Aggiungo, purtroppo, che questa grande struttura , oggi affidata in custodia al Comune di Formia, è da molti anni sotto sequestro disposto dalla Guardia di Finanza per aver riscontrato gravi irregolarità e difformità nella esecuzione dei lavori di riqualificazione dell’immobile ad opera dell’IPAB.
È facile immaginare quanti tesori e quante storie potrà farci conoscere questo immobile che è stato testimone del nostro passato, per un tempo così lungo.
Personalmente ritengo che durante questo lungo arco di tempo, anche nel periodo monastico e per gli stessi monaci , il Teatro romano del Borsale di Castellone abbia avuto un opportuno ruolo abitativo che, come noto, è una caratteristica presente ancora oggi.
Raffaele Capolino