PONTE ANTICO FUORI DI MOLO (?) DOVE PASSA LA VIA APPIA
Gaeta nella distanza
Non conosco chi abbia dipinto il nostro bellissimo:
Ponte di Mola a Formia
Sicuramente ci sarà qualcuno che potrà aiutarci.
Raffaele Capolino
PONTE ANTICO FUORI DI MOLO (?) DOVE PASSA LA VIA APPIA
Gaeta nella distanza
Non conosco chi abbia dipinto il nostro bellissimo:
Ponte di Mola a Formia
Sicuramente ci sarà qualcuno che potrà aiutarci.
Raffaele Capolino
UN FORMALE DI MOLA DISEGNATO DAL MATTEJ
Fu disegnato il 23 marzo del 1847 su un cartoncino che misura appena cm 14,6 x 13
Credo sia il formale di Caposelice .
Il poderoso corso d’acqua arrivava in acquedotto sopraelevato fino alla Gualchiera dove movimentava un marchingegno prima di infilarsi al disotto dell’Appia e sfociare nella darsena naturale della Quercia.
In basso sulla destra è apposta una strana firma, ma il disegno è attribuito senza alcun dubbio a Pasquale Mattej.
Raffaele Capolino
CICERONE PARLA DELLA SUA VILLA DI FORMIA
Una lunghissima lettera scritta da Roma agli inizi del 57 a. C., appena rientrato dall’esilio, grazie all’aiuto di Pompeo.
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“l consoli, sentito il parere della competente Commissione, hanno proceduto alla stima, per un valore di due milioni di sesterzi, del fabbricato di mia proprietà [ la domus al Palatino comprata da Crasso nel 62 a. C.], ma quanto alle altre costruzioni si sono regolati con grettezza palmare, fissando cinquecentomila sesterzi per la mia villa di Tusculo e duecentocinquantamila per quella di Formia.
Tale stima viene disapprovata, e in termini energici, non solo da tutte le persone di rango, ma anche dalla plebe.
È in atto la ricostruzione della mia casa, ma tu sai quali spese comporta e quante seccature.
Si sta restaurando la mia villa di Formia ed io mi trovo nell’impossibilità di lasciarla perdere o di tornare a rivederla.
Ho messo in vendita il Tusculano, anche se non mi adatto facilmente a restar privo di una proprietà mia alla periferia dell’Urbe.
Utilizzando le risorse degli amici messe premurosamente a mia disposizione, avrei potuto con facilità, ottenere ogni cosa ; al riguardo ora come ora verso in gravi ristrettezze.
Le altre inquietudini che mi turbano sono di natura più segreta.
Mio fratello e mia figlia mi vogliono veramente bene.
Ti aspetto. ”
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Come è bello leggere queste parole pensate e scritte da Cicerone sulla sua villa di Formia !!!!!
La considerava più preziosa di quella del Tuscolo che decise di metterla in vendita, anche se gli era di grande comodità per la sua vicinanza al centro del potere .
Non a caso, negli ultimi giorni della sua vita, quando si sentiva braccato dagli uomini di Antonio, rinunciò a rifugiarsi alle sue ville di Tuscolo e di Astura , preferendo a tutte le altre quella di Formia.
Ma in quel giorno del 7 dicembre del 43 a. C., il vento di gregale che soffio’ da nord-est per uno o due giorni di seguito, come succede ancora oggi nel nostro territorio, non gli permise di partire con la sua nave dal porto principale di Formia, dislocato a Cajeta.
Nelle ultime righe dell’epistola oggetto di questo post, Cicerone parla del bene corrispostogli da suo fratello Quinto e dalla sua figlia Tulliola, ma non menziona Terenzia.
Erano già iniziati i contrasti tra Cicerone e sua moglie Terenzia.
In questa epistola, ancora una volta, Cicerone fa capire ad Attico che non ha solo bisogno del suo appoggio morale.
In un altra lettera (ll,8) del 16 aprile del 59 a.C., Cicerone definisce il Sinus Formianus :
” Cratera illum delicatum ”
(Un delicato cratere)
Una definizione simile, l’ho letta anche in un manoscritto di Pasquale Mattej, e fu oggetto di un mio articolo di qualche anno fa.
Raffaele Capolino
GIUNIO MAURICO, IL SENATORE ROMANO CHE VISSE A FORMIAE
Giunio Maurico discende dalla Gens Iunia, famosa per tanti episodi che risalgono sia al periodo repubblicano fino al 500 circa a. C., sia
al periodo imperiale.
La stessa famiglia di Marco Giunio Bruto, figlio di Servilia Cepione che fu amante di Caio Giulio Cesare.
La notizia ci viene riferita da Plinio il Giovane suo contemporaneo e confermata anche da Tacito e Marziale.
Questa è la storia del sen. Giunio Maurico:
Fu Senatore sotto l’imperatore Domiziano al quale chiese l’elenco dei delatori che stavano causando numerose condanne ed epurazioni preoccupando l’intero Senato di Roma.
Questa sua iniziativa, ovviamente non gradita all’imperatore, ebbe come risultato che anch’egli fu condannato, nel 93 d.C., all’esilio assieme ad altri suoi colleghi senatori.
Con la morte di Domiziano, causata da una congiura forse voluta dalla sua consorte Domizia Longina (53 – 128 d.C.) ex moglie di Lucio Elio Lamia Plauzio Eliano della gens Lamia di Formia e figlia del senatore e generale Gneo Domizio Corbulone, subentro’ come imperatore Marco Cocceio Nerva ( 30 – 98 d.C.) che riabilito’ Giunio Maurico utilizzandolo come suo consigliere.
Giunio Maurico è citato nella lettera n. 14 scritta da Plinio il Giovane:
” Tu mi preghi di venire a trovarti nella tua villa di Formia : vi verrò sotto condizione , che tu non ti scomodi punto per me.”
Al ritorno dall’esilio il Maurico si era insediato in una villetta vicino a Formiae “………dove si godeva certamente una delle massime felicità sulla terra , otium cum libertate ……”.
In realtà il senatore Maurico aveva invitato Plinio il Giovane a Formia affinché lo aiutasse a cercare il marito ad una sua nipote, figlia del suo fratello Aruleno Rustico.
Plinio il Giovane gli propose Minucio Aciliano , un giovane di Brescia e di buona famiglia.
In questa mia ricerca ho trovato , con somma meraviglia, un’altra lettera di Plinio il Giovane ( lettera n . 9) indirizzata a Gneo Domizio Apollinare, il console suffetto del 98 d.C. , che invitò Marziale ( 40 – 104 dC.) nella sua villa di Formia , situazione che fece scrivere a Marziale il famoso epigramma ” O temperate dolce Formiae litus ”
Plinio il Giovane scrisse anche un episodio di cronaca nera capitato a Formia nella Villa di Larcio Macedo ( già oggetto di un mio post) per cui possiamo ben dire che Plinio è stato un assiduo frequentatore di Formia e, forse , vi ebbe anch’egli una residenza in aggiunta a quella di Laurento nei pressi di Roma.
Di Maurico , come già detto, parla anche lo storico Tacito ( 55 – 117 d.C.)
Questa mia narrazione riguardante il Senatore Romano Giunio Maurico è un altro inedito tassello che si aggiunge al mosaico della storia della nostra città .
Raffaele Capolino
CICERONE E LE SUE DIFFICOLTÀ FINANZIARIE
Cicerone, nella sua vita vissuta ad alto livello , attraversò diversi periodi di crisi finanziaria che superò grazie ad alcuni personaggi come Tito Pomponio Attico , Marco Cluvio e Caio Vestorio.
Questi due ultimi personaggi, citati anche da Vitruvio e Plinio il Vecchio, erano ricchissimi banchieri di Pozzuoli che Cicerone conobbe grazie ad Attico.
Fin dal 62 a. C., Cicerone, dopo aver acquistato la Domus di Crasso sul Palatino, si trovo’ in gravi situazioni finanziarie di cui parla, anche se in tono scherzoso, nella epistola ad Fam. V, 6,2 diretta al suo amico Publio Sestio:
“…… ho acquistato questa casa al prezzo di tre milioni e cinquecentomila sesterzi. Ed ora devi sapere che sono talmente strangolato dai debiti che desidererei partecipare a una congiura, se qualcuno mi accettasse per complice. ”
La Domus di Crasso è costata a Cicerone una cifra pari a sette milioni di euro odierni !!!!!!!!!!
Per la Lex Cincia del 204 a.C., chi aveva un incarico pubblico poteva esercitare attività legale , ma a condizione che fosse svolta gratuitamente.
Tutti gli avvocati , compreso Cicerone, raggiravano la legge accettando donazioni , dal cliente che era stato difeso. Meglio ancora se le donazioni provenivano da interposte persone.
La predetta legge, per tutelare eredi legittimi , prevedeva il divieto di donazioni eccedenti un determinato valore che oggi noi definiamo ” quota di legittima”.
Altro sistema era quello di farsi nominare eredi in lasciti testamentari. È probabile che diverse ville divennero di proprietà di Cicerone con questo sistema.
È il caso di Cluvio che , per essere stato aiutato da Cicerone a recuperare grossi crediti verso le città africane di Milasa e di Alabanda , quando morì nel 45 a. C. gli lascio’ in eredità la sua villa di Pozzuoli.
Fu da questa villa , che Cicerone il 19 dicembre del 45 a.C . informò Attico di una visita di Giulio Cesare con 2.000 pretoriani .
Evento che Erasmo Gesualdo nelle sue ” Osservazioni ” riporta avvenuto a Formia il 18 dicembre del 45 a. C
Lo stesso Attico nel 58 a.C. , quando Cicerone fu costretto ad andare in esilio , gli mise a disposizione ben 250.000 sesterzi.
Al ritorno dall’esilio fu Vestorio ad aiutare nel 57 a C. Cicerone per restaurare le sue tre ville saccheggiate , tra cui la Villa di Formia per la quale il Senato aveva erogato la somma insufficiente di 250.000 sesterzi.
Dall’epistola ad Attico( X, 5) sappiamo che per acquistare un ” deversorium” ( piccola casa di campagna) da tal Canuleio che voleva 50.000 sesterzi, riuscì a concludere l’affare con 30.000 sesterzi, con il coinvolgimento dello stesso Attico, del suo liberto Filotimo, di Vestorio e di uomo d’affari chiamato Vettieno.
Negli ultimi anni della sua vita , sicuramente anche per effetto della guerra civile tra Cesare e Pompeo, Cicerone si trovò di nuovo in difficoltà economiche , ciò che gli fece prendere la decisione di divorziare da Terenzia
per sposare la ricchissima e giovanissima Publilia.
Ma questa sua decisione, assieme alla riduzione della sua attività professionale di avvocato, aggravo’ ancor più la sua situazione finanziaria.
Per restituire parte del suo patrimonio alla ex moglie Terenzia, dovette aspettare di ricevere in restituzione da Dolabella la dote che aveva versato per il matrimonio di quest’ultimo con sua figlia Tulliola.
Da una lettera ad Attico datata 28 ottobre del 44 a. C.
“…. Dolabella………… mi ha scritto da Formia. Mi comunica di aver fatto ogni sforzo circa l’operazione di storno dei debiti.”
In pratica a Dolabella occorsero quasi due anni per restituire a Cicerone la dote di Tulliola morta di parto nel 45 a. C. diversi mesi dopo essersi separata dal marito.
Insomma anche Cicerone , pur avendo avuto una brillante attività forense e molte proprietà immobiliari, ebbe nella sua vita diversi momenti di difficoltà finanziaria che riuscì a superare con le sue capacità professionali ma anche con l’aiuto di ricchi personaggi come Attico, Cluvio e Vestorio .
Raffaele Capolino
ANTICHE MURA DI EPOCA ROMANA A CASTELLONE – FORMIA
Di sicuro appartengono al periodo romano repubblicano , sia per fattezze costruttive esterne, sia per la consistenza del nucleo centrale in perfetto calcestruzzo di epoca romana .
È un tratto di mura nascoste dalla fila di fabbricati che dalla Torre , lato ovest , sono disposti fino all’ingresso del Borsale al confine con la Chiesa-Monastero di S.Erasmo.
In pratica sono a meno di cinquanta metri dalla Torre Ottagonale , ma non visibili da alcun lato.
Potrebbe essere quel tratto di mura chiamato ” Muraglia” , dove fu ricavata una porta in Via Gradoni del Duomo , in sostituzione di quella romana, sotto la Torre, eliminata nel 1595.
Queste ultime informazioni provengono da un vecchio manoscritto del Monastero di S. Erasmo di Formia del 26 gennaio del 1595, argomento trattato alcuni anni fa.
Il tratto di mura, oggetto di questo articolo, è apparso a me e a Jeanpierre, mentre eravamo intenti a fotografare le imponenti mura poligonali del Borsale di Castellone.
Io stesso, pur essendo nativo di questo borgo, non avevo mai visto queste antiche mura , né mi risulta che siano state pubblicate e descritte su qualche testo di storia locale.
Un amico che vi abita di fronte ci ha permesso di fotografarle da più vicino , ciò che ci ha fatto notare i contorni in laterizi di una stretta feritoia usata per controllare arrivi indesiderati nel borgo, dal lato nord-ovest.(foto 4)
Si puo’ quindi ipotizzare che si tratti di mura romane repubblicane , riadattate a scopi difensivi nel periodo medievale, quando Castellone era un borgo “murato” da ogni lato e con pochi accessi che venivano sprangati durante le ore notturne.
Oggi sono nascoste da costruzioni, per abitazioni civili realizzate , con buona probabilità, in tutto l’arco del secolo scorso.
Raffaele Capolino
LUCIO GIUNIO BRUTO( 545 – 509 ac )
E IL SUO SCHIAVO VINDICIO
Storia e leggenda legata alla nostra città.
Antenato del “Bruto fili mi” di cesariana memoria, fu colui che premio’ il suo schiavo Vindicio per aver denunciato il tentativo dei suoi due figli di far ritornare al potere il Re Tarquinio il Superbo con cancellazione della Repubblica appena istituita.
Regalò allo schiavo la libertà, soldi e forse terreni nel nostro territorio Formiano, ciò che avrebbe dato origine al toponimo ” Vindicio” che altri collegano invece alla vendetta di Antonio con la morte di Cicerone .
Lucio Giunio Bruto denuncio’ al Senato di Roma i suoi due figli Tiberio e Tito, che furono uccisi perché traditori di Roma Repubblicana.
Raffaele Capolino
L’ALTARE DEL PELLICANO IN UNA CHIESA DI FORMIA
Si trova sul lato destro, all’interno della Chiesa di S. Teresa di Formia.
La storia di questo altare , peraltro ben documentata dallo stesso monumento, è davvero singolare.
L’intero altare , finanziato nel 1953 dalla Sig.ra Olinda Concetta Salomone vedova Riccardelli, fu progettato dall’ingegnere Pasquale Testa, nostro concittadino emerito del secolo scorso.
La parte più interessante di questo altare è , senza alcun dubbio, l’enorme ed insolito frontale realizzato in purissimo marmo di Carrara.
Il disegno di “mamma pellicano” , che si punge il petto per permettere ai suoi piccoli di bere il suo sangue, fu realizzato dal Maestro Antonio Sicurezza, pittore formiano.
In quegli anni del dopoguerra fu difficile trovare a Formia, uno scultore capace di trasformare in un bassorilievo marmoreo, il disegno del Prof. Antonio Sicurezza.
Il nostro artista si ricordò di un ” marmoraro ” , della sua città natale di S.Maria , che faceva lavori marmorei per cappelle cimiteriali ma che non si era mai cimentato in una realizzazione di un importante bassorilievo.
Difatti l’artigiano ” Amendola” di S.Maria , appena gli fu riferito il lavoro da eseguire , dichiarò esplicitamente di non ritenersi all’altezza della situazione.
Ma il Maestro A. Sicurezza, riuscì a convincerlo promettendogli di assisterlo e di aiutarlo durante tutta l’esecuzione dell’opera.
Fu così che venne realizzato un capolavoro marmoreo in bassorilievo sul quale , alla fine in in angolino, lo stesso Sicurezza vi appose una sua firma, quasi invisibile, che solo per fortuna è capitata sotto i miei occhi. (ved. ultima foto)
Va precisato, infine , che la signora Olinda Concetta Salomone fu protagonista , già nel 1946, di un’altra beneficenza che permise di restaurare una statua di S.Rita , esposta nello stesso spazio dedicato all’altare del pellicano.
A proposito del pellicano, stavo dimenticando di scrivere che questo volatile, nella religione cristiana, rappresenta il Sacramento della Eucarestia istituito da Gesù nell’ultima cena.
La maggior parte delle foto sono di Fausto Forcina, solo le ultime tre , tra cui quella con la firma scolpita da Antonio Sicurezza, sono mie .
Raffaele Capolino
ELABORAZIONE GRAFICA DI GIOVANNI COLANGELO
Ho chiesto all’amico Giovanni di realizzare questa elaborazione su un disegno del Mattej, per arrivare a rappresentare come possa essere stata originariamente il Sepolcro di Tulliola a Formia sulla collina Acervara.
Un sepolcro a base quadrata, con massi poligonali ben lavorati, sormontata da una struttura di forma ottagonale dove troviamo alternanza di laterizio e opus reticolato.
Le otto facciate della struttura superiore, erano perfettamente posizionate sui quattro spigoli e sulle quattro pareti verticali sottostanti.
Questa ricostruzione fotografica è stata resa possibile dalla visione attuale dei resti del sito archeologico formiano.
Raffaele Capolino
LA SECONDA VISITA DI CESARE A CICERONE A FORMIA
” ….Dopo la causa di Dejotaro, Cesare , per più mostrare la sua tenerezza, e la stima, che avea di Cicerone, volle andare a trattenersi un giorno seco in campagna , nei primi giorni delle feste Saturnali, che cadevano a’ venti di dicembre, e duravano più giorni.
Egli uscì di Roma con un nobile seguito, e di presso a duemila soldati.Si trattenne un giorno nella Villa di Filippo, il padrigno di Ottavio , e suo congiunto, come quello, che aveva allora in moglie Accia.
Il dì seguente, un’ora dopo mezzo giorno, passeggiando per la riva del mare , passò con tutto il suo seguito alla villa di Cicerone (b).
Si sarebbe sgomentato ogni sovrano, di avere una visita sì magnifica, e numerosa, : ma da questo può rilevarsi la grandezza , e le dovizie de’ Grandi di Roma; e che fossero le loro ville, che possedeano in diversi luoghi.
Giunto appena, si pose nel bagno; ove intese discorrere di Mamurra, ch’era stato prefetto , o generale degl’ingegneri nelle Gallie. Le ricchezze che questo officiale vi aveva acquistate, e le spese voluttuose , che tuttavia facea, stomacando i Romani , lo dovettero dipingere in questa occasione a Cesare , come un refrattario della sua legge suntuaria, e meritevole di un’aspra censura.
Cesare si mostrò disinvolto, sebben comprendesse, che la critica facevasi a lui, ch’era stato l’autore degli acquisti di Mamurra.
Indi fattosi ugnere, e purgatosi secondo il costume lo stomaco col vomito, dopo il riposo, si mise a tavola con tutta l’allegria: mangiò, e bevette a piacere, essendo il tutto bene apparecchiato, e la conversazione animata, e sostenuta da piacevoli ed eruditi discorsi.
Tre altre tavole ben servite vi furono per suo seguito.
Cicerone n’ebbe tutto l’onore per la proprietà e la lautezza.; e restò tanto contento delle maniere di Cesare, che gli di tolse quel timore, che avea concepito , nel dover ricevere un ospite così formidabile.
Note del libro
(b) La villa di Filippo era nella costiera di Formia vicino a quella di Cicerone, sicché ben potea Cesare in un’ora passeggiando portarvisi.
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Dejotaro , re della Galazia, fu accusato di aver tramato per uccidere Cesare ma fu assolto per essere stato difeso da Cicerone.
Il processo si svolse dentro la casa di Cesare.
La prima visita di Cesare a Cicerone a Formia, avvenne il 28 marzo del 49 a.C., già oggetto di un mio post.
L’evento di questo articolo, narrato da Giuseppe Maria Secondo, avvenne il 18 dicembre del 45 a.C..
Ottantasei giorni dopo, il 15 marzo del 44 a. C., Cesare sarà assassinato da un gruppo di senatori con 23 pugnalate.
I particolari di questo secondo incontro a Formia, sono descritti, dallo stesso Marco Tullio Cicerone, nella lettera( XIII, 52) ad Attico del 19 dicembre del 45 a. C..
Lettera che, forse, è stata scritta nella casa dell’oratore a Pozzuoli, il giorno dopo l’evento.
Raffaele Capolino