LA ROSA DEI VENTI DEL FORMIANUM
Conteneva i nomi dei venti in greco e latino e fu vista murata a Gaeta nel 1500 , forse a Punta Stendardo.
L’iscrizione di questo reperto, purtroppo andato perso, fu studiata dall’epigrafista Lidio Gasperini e pubblicata nel IV volume 1996 del Formianum, in un articolo che cercherò di renderlo di piu’ facile lettura per il piacere di poterlo trasferire a tutti.
Si trattava, come dice il Gasperini, di un ” frammento di colonna dodecagona” murata in un luogo ancora sconosciuto nel Porto di Gaeta, per cui erano visibili solo sette facce delle dodici complessive.
Le sette facce contenevano i nomi dei venti sia in lingua greca che in quella latina con le scritte di cui alle prime tre foto allegate a questo post.
Serviva ad indicare la direzione dei venti nel periodo romano per cui le dodici facce dovevano essere necessariamente tutte visibili per poter dare giuste indicazioni alla navigazione a vela del periodo romano.
Il primo ad averla vista fu il canonico archeologo belga Vinandus Pighius ( 1520 -1604) che poté copiare la scritta bilingue della colonna, per essersi trovato in Italia dal 1547 al 1555 , periodo in cui era possibile vedere solo i sette dodicesimi dell’antico reperto.
Predetta scritta del Pighius ci perviene da un manoscritto del 1551 del fiammingo Martinus Smetius che era uno studioso ricercatore autore di ” Inscriptiones antiquae” , un testo che si conserva nella Biblioteca di Napoli.
Il testo delle sette facce fu riportato nel foglio 32 del codice napoletano ( ved. foto Nomina Ventorum) , e fu ripreso successivamente da Aldo Manuzio il Giovane, da Pirro Ligorio e da Ianus Gruter nel suo Corpus edito a Heidelberg nel 1603.
Il Mommsen lo inserì prima nelle sue ” Inscriptiones Regni Neapolitani Latinae ” del 1852 ( n. 4104) ed infine nel Corpus Inscriptionum Latinarum del 1883 con il CIL X 6119 .
I venti citati allora si chiamavano: Africus, Austroafricus, Auster, Euroauster, Eurus, Solanus e Subsolanus.
Curiosi i venti chiamati Euroauster e Eurus !!!!!!
I primi sei nomi coincidono con quelli citati nel reperto conservato nei Musei Vaticani( quarta foto), dove il settimo è scritto Vulturnus invece che Subsolanus.
Vulturnus, dice il Gasperini, è la giusta denominazione del vento citato con la stessa parola greca sia nel reperto Vaticano, sia nella scritta originariamente vista a Gaeta dal Pighius che avrebbe sbagliato nel leggerla.
Scrive il Gasperini che il nome del vento Solanus , nel sesto comparto, coincide ” col nome – guardacaso! – che il Formiano Vitruvio dà sistematicamente al vento di Levante…….nel suo celebre trattato ”
A Lidio Gasperini viene anche il dubbio che le facce della colonna di Caietae fossero state addirittura sedici e non dodici e si domanda chi potesse avere scolpito il reperto.
“Fu esso realizzato nel Formiano o vi arrivò già prefabbricato da fuori ? . L’alto livello delle botteghe lapidarie formiane porterebbe a non escludere la prima ipotesi.”
In pratica questo reperto , ora scomparso , non era altro che uno “strumento”, per indicare la presenza e la direzione del vento , che oggi è chiamato “anemoscopio” e, come tale, in un periodo in cui la marineria era impostata totalmente sulla navigazione a vela, solo in un porto importante del Sinus Formianus poteva collocarsi.
Ad essa si rivolsero per secoli gli sguardi di marittimi, pescatori e passeggeri in partenza dal nostro Sinus e diretti in ogni parte del mondo allora conosciuto.
Termina Lidio Gasperini:
” Benché perduta , questa rosa dei venti ha il potere di evocare tanti momenti di vita vissuta attorno ad essa , la vita di una città di mare , la vita dei Formiani antichi. ”
Onore al Professore dell’Università di Roma : Lidio Gasperini che ho avuto il piacere di conoscere di persona e che si è spento a 77 anni, il 9 ottobre del 2009.
Ci ha lasciato, assieme a tanti scritti sulla nostra storia , anche questa storia sulla “Rosa dei venti” della Formiae romana.
Un altro tassello del nostro glorioso passato romano.
Raffaele Capolino
Le quattro foto sono prese dal Formianum IV 1996