LA TRAGICA FINE DI UN AMICO DI MARCO TULLIO CICERONE
Episodio citato da Plinio il Vecchio
Stiamo parlando di Lucio Aelio Lamia, della Gens Lamia, una famiglia originaria di Formia e famosa a Roma per almeno tre generazioni .
La mitologia romana riteneva predetta famiglia discendente dall’antico re di Formia : Lamo
Antichi nomi della nostra città sono : Hormiae – Telepilo ( così la chiama scherzosamente Cicerone in una sua lettera ad Attico) – Lamia – Lestrigonia .
E il re dei lestrigoni era proprio questo antenato dei Lamia : Lamo , ritenuto figlio di Poseidone
Il padre di Lucio Aelio Lamia, affetto da una deformazione scheletrica , affidò il figlio a Cicerone per ricevere educazione , cultura e capacità politica .
Così il giovane Lucio Aelio Lamia divenne senatore nominato da Cesare, ricoprì la carica di Edile e fu anche Pretore.
Aveva a Formia molte proprietà ereditate dai suoi avi , a Roma sull’Esquilino erano famosi i suoi ” Horti Lamiani ” che divennero in epoca successiva di proprietà dell’imperatore Tiberio.
Fu tale la sua amicizia con Cicerone che, quando quest’ultimo nel 58 a.C. fu condannato all’esilio , non solo si attivo’ per aiutarlo ma addirittura lo seguì volontariamente nell’esilio . Per questo atto subì una condanna dal Senato di Roma per aver offeso le leggi romane .
Anch’egli subì la confisca di sue proprietà immobiliari al pari di Cicerone che fu privato della proprietà della casa romana al Palatino , della villa del Tuscolo e di quella di Formia.
Cicerone lo nomina più volte nelle sue numerose epistole ai familiari e ad Attico.
Dopo la morte di Cicerone a Formia nel 43 a.C. , ne raccolse il cadavere mutilato e lo seppellì in un sepolcro provvisorio.
Nel 42 a.C., da poco tempo eletto Pretore, ebbe un malore che lo colpì gravemente fino al punto di essere considerato morto . Si trattava invece di una morte apparente , ma nessuno se ne accorse.
Fu deposto sulla pira e, solo alle prime fiamme, si riprese gridando come un forsennato , ma fu troppo tardi e finì così la sua vita terrena tra le grida disperate dei suoi congiunti.
Il figlio di Lucio Aelio Lamia , con lo stesso nome del padre , intorno all’anno 30 a.C. , grazie al perdono di Augusto e assieme al figlio di Cicerone, curò la costruzione a Formia di quel sepolcro che oggi chiamiamo Tomba di Cicerone , posto sul margine dell’Appia Antica e sul terreno che fu di proprietà dello stesso Oratore.
Il fenomeno della morte apparente era abbastanza diffuso tanto che Valerio Massimo e Plinio il vecchio , oltre a questa di Lucio Lamia, riportano altri otto casi tra cui quello del console Aviola , di Ermotimo di Clazomene e di Gaio Elio Tuberone che , pur tra le fiamme della pira funebre, riuscì a salvarsi miracolosamente.
Cicerone così scrisse di Lucio Aelio Lamia : Vir summo splendore, summa gratia, magnificentissimo munere Aedilitatis
( Molti particolari sono tratti dal libro : La Gens Aelia Lamia – scritto da Paola Brandizzi Vittucci Edizioni Phasar 2016 )
Raffaele Capolino