RICORDANDO VINDICIO
In un meraviglioso racconto del Cav. Enrico Marino che, proveniente da Caserta, conobbe la spiaggia di Vindicio negli ultimi anni del diciannovesimo secolo e nel 1915.
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” Ricordando Vendicio
Avevo poco più di 13 anni, quando mio padre mi condusse la prima volta a Formia.
Era di luglio, mese in cui tutti accorrono al mare e lo ricordo come un sogno, appena giungemmo alla stazione ferroviaria, una folla immensa si accalcava all’uscita, in mezzo ad un frastuono assordante, i vetturini facevano a gara per accaparrarsi i viaggiatori.
Mio padre noleggiò una vettura, e, mentre passavamo per Piazza S.Teresa, mi disse: Andiamo al mare, dove farai un bagno, e ti troverai fra tanti bambini, in un posto dove non avrai paura di annegare.
La mia curiosità, curiosità infantile di conoscere il nuovo sito, mi rese più irrequieto e più bramoso di arrivarvi al più presto.
Il sole coi suoi raggi dorati splendeva sull’incantevole golfo, e l’immenso specchio d’acqua, in quel giorno sublime, invitava suggestivamente a tuffarvisi dentro. La vettura infilò una vita stretta ed ingombra di veicoli.
Svoltammo sulla salita, e scendemmo per una strada ripida che si addormenta sul mare. Che grande spettacolo sorprese l’animo mio! Lo ricordo come ieri. Cominciai a fremere, abbracciai fortemente mio padre, e, mentre il vetturino era per fermare, saltai giù per il primo.
Lo stabilimento balneare era gremito di gente, sicché avere un camerino fu un arduo problema. In poco tempo mi tuffai nel mare. Ero timido da principio, ma, esplorato il suolo magnifico e sicuro della spiaggia, mi sentii subito sotti i piedi la sabbia soffice, che sembrava un tappeto di pelliccia, e saltarellando m’inoltrai nel mare, fino a che mi vidi presso il limite segnato per i bambini. Mio padre, appoggiato alla passerella dello stabilimento, spiava tutti i movimenti, ed io ogni tanto gli lanciavo lo sguardo con la più sentita gioia.
Non saprei descrivere chi dei due potesse chiamarsi più contento: certo ricordo quel giorno come il più felice della mia vita, e ricordo altresì che fu troppo amaro il distacco più tardi, da quella deliziosa dimora.
Tornammo a Caserta, ma il ricordo di Vindicio rimase scolpito nella mia mente come una cosa cara, alla quale mi sentivo legato da passione e da speranza di ritornarvi.
Trascorsero molti anni : vi ritornati nel 1915. Passando per quel sito, mi si rinnovò nell’animo il ricordo della mia infanzia e il dolore per il povero padre mio che non era più.
Sicchè ripensai a quel giorno di luglio, alla età in cui tutto sorride, ma con dolore di figlio e nello stesso tempo di padre, perché uno dei miei figli, gravemente infermo, quasi diffidato dalla scienza medica, veniva da me trasportato a Vindicio, come ad ultimo sito che doveva salvarlo dalla morte!
E domandai a quel mare, a quel clima, a quella spiaggia deliziosa, che mi rendessero la vita al figlio mio!
Con l’animo straziato, in preda alla più viva emozione, per la ricerca di una casa in mezzo alla ciniglia inghirlandata del meravioglioso golfo trovai l’alloggio.
Il piccolo sofferente, venuto dalla lontana Caserta, fu adagiato sul letticciulo, accanto ad una finestra che guardava il mare: quella finestra portava ogni tanto al capezzale del mio angioletto un soffio rinnovatore e un profumo soave che metteva nell’animo una speranza ed un sollievo!
Io e mia moglie muti ed afflitti notavamo il contrasto immenso tra il paradiso che ci circondava e le gravi condizioni del nostro caro, ed attendevamo gli eventi, quasi rassegnati.
L’aria balsamica, quel sito che rianima gli organismi disfatti, fecero ravvivare lentamente le fibre del nostro piccino, e nell’ansia trepidante dei giorni e delle notti, noi lo vedemmo pian piano migliorare. Possibile? Sognavamo forse?
Mancava poco che si compisse un mese dal nostro arrivo, quando il nostro angioletto alzò la testa dal guanciale, sul quale più volte eran cadute le nostre lacrime. Guardò con occhio vivace e con sorpresa di tutti, ed esclamò : – Voglio alzarmi!
La penna non regge a narrare ciò che soltanto un animo di padre può comprendere. Quel corpicino riebbe le forze, riebbe la vita, destando nei medici viva sorpresa per la sua guarigione. Quel piccino si chiama Salvatore, ha il nome del nonno suo, il nonno che aveva amato tanto Vendicio.
Salvatore è ridiventato sano e forte, e torna ogni anno alla spiaggia a cui deve la vita. E Vendicio lo attende come figlio suo diletto, per rinnovare la gioia nei genitori di lui, che lo videro conservato al loro santo affetto, e che nel piccolo Salvatore veggono rinnovato Colui che all’amore dell’arte uni il senso estetico che gli fece ammirare e vivamente desiderare la spiaggia incantevole, paradisiaca di Vendicio.
Enrico Marino ”
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Il Cav. Enrico Marino di Caserta scrisse questo articolo nel 1922 in occasione dell’inaugurazione della Linea ferroviaria direttissima Roma – Napoli
Venne a Formia utilizzando, per le prime due volte, la linea ferroviaria: Sparanise-Formia-Gaeta
Conobbe e frequentò , senza alcun dubbio, lo stabilimento balneare su palafitte di Gennaro Frungillo che iniziò questa sua attività imprenditoriale nel 1890.
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