GIUSTIZIA BORBONICA CON RISVOLTI INTERNAZIONALI UN CASO DI AMMUTINAMENTO CON TEATRO IL MAR TIRRENO E IL MARE DI MOLA NEL 1818.

GIUSTIZIA BORBONICA CON RISVOLTI INTERNAZIONALI
UN CASO DI AMMUTINAMENTO CON TEATRO IL MAR TIRRENO E IL MARE DI MOLA NEL 1818.

Sicuramente una delle prime sentenze penali dell’appena nato Regno delle due Sicilie ,con risvolti internazionali , che coinvolse un nostro antenato marinaio di Mola.

Nei registri delle sentenze di procedura penale nel Regno delle due Sicilie, al n. 635 dell’anno 1818 con titolo ” Misfatti successi commessi in mare dalle stesse persone” si legge testualmente quanto segue:

” Il marinaio Serafino Barbieri, anconetano e perciò suddito pontificio, in complicità di altri marinai , alcuni austriaci, un greco, uno svedese e uno di Mola di Gaeta, facendo vela da Marsiglia per Alessandria di Egitto, su di un legno svedese coperto da bandiera austriaca, nel 20 marzo 1818 , per causa di vendetta e di furto uccise il suo capitano e il pilota nelle acque di Sicilia tra Trapani e Marittimo.

I cadaveri furono gettati in mare. Diviso il danaro furtivo, il marinaio di Mola prese il comando del legno.

Erano giunti tra Ischia e Gaeta, quando pensarono di disfarsi della nave che presentava mille indizi del loro misfatto.

Un giovane triestino ( mia nota : a quei tempi era ritenuto austriaco) che mostrò di volere essere estraneo al misfatto, fu ucciso su idea degli austriaci.

Giunti a terra e propriamente presso Mola di Gaeta, il Greco andò a denunciare il tutto a Sessa.

Tutti furono imprigionati. I marinai austriaci furono consegnati alle autorità austriache.

Il marinaio di Mola morì nelle prigioni .

La Corte Suprema rigettò il ricorso dell’Anconetano e dello Svedese che volevano essere giudicati dai loro Paesi di provenienza. ”

Questa è la storia di un caso di procedura penale con implicazioni internazionali, gestito dalle autorità borboniche-giudiziarie del Regno delle due Sicilie nell’anno 1818 , che registrò il coinvolgimento di un nostro antenato di Mola le cui generalità non emergono dai dati d’archivio.

Con molta probabilità , il marinaio di Mola morì nelle carceri del Castello Angioino di Gaeta .

Raffaele Capolino

A FORMIA VISSE UN ALTRO GRANDE ORATORE LATINO CONSIDERATO PARI A CICERONE .

A FORMIA VISSE UN ALTRO GRANDE
ORATORE LATINO CONSIDERATO PARI A CICERONE .


Alcune parti di questo post sono tratte da un testo di Mons.Paolo Capobianco di Gaeta.

Si tratta di Quinto Aurelio Simmaco (340 – 402 dc), che aveva una villa tra Vindicio e Conca , al quale ho dedicato un post molti mesi fa.

Simmaco, che era Senatore romano e scrittore è considerato, tuttora, il più grande oratore in lingua latina dell ‘ epoca , paragonato dai contemporanei a Marco Tullio Cicerone.

Fu ” proconsole ” d’Africa nel 373, ” Praefectus urbi” di Roma dal 383 al 385 e ” Console ” nel 391.

Era ammiratore di Formia , da lui elogiata in una sua lettera dove scrisse:

“Il principio dei piaceri sorge dalla terra Formiana; pur essendo parco, trascorsi in quel lido un maggior numero di giorni di delizie, avendo la grande salubrità dell’aria e la freschezza delle acque determinato l’indugio” ( Epistulae, lib. VIII,2).

“Principium voluptatum de Formiano sinu nascituri tanta cieli salubritate et aquarum frigore”
“Lo stimolo dei godimenti è generato al sito del golfo di Formia, per l’eccezionale mitezza del clima e per la freschezza delle acque”
( Simmaco Epistolarum 8.2)

Visse in un epoca di grande cultura , fu amico di S.Agostino e coetaneo di S.Damaso Papa, S.Girolamo e S.Paolino da Nola , ma fu credente ” pagano”, tant’è che si scontro’ con S. Ambrogio per far rimanere la Statua della Vittoria ( simbolo del paganesimo) nella Curia romana, ma la spuntò il Santo di ” Mediolanum” che fece sostituire la statua con la Croce di Cristo con il voto unanime dei senatori cristiani.

Come già riferito in altri post, presentò una interrogazione al Senato di Roma per lamentarsi del mancata riparazione della “noria ” di Conca che aveva la funzione di sollevamento delle acque della” Fons Artacia ” per immetterle nell’acquedotto romano di Vindicio , necessario alla sua Villa per le esigenze idriche.

Così a Formia abbiamo avuto un secondo grande oratore del periodo romano .

Molti lo ignoravano , quando invece è giusto ricordarlo e vantarsene.

Raffaele Capolino

L’ABBATTIMENTO DELL’ARCO DEL MAIORINO A FORMIA

L’ABBATTIMENTO DELL’ARCO DEL MAIORINO A FORMIA FB_IMG_1561437981578
L’asta pubblica a ” candela vergine ”

Pochissimi sanno che fino al 1893, la Via Maiorino terminava nel lato mare con un arco abitato come appare in questa rara foto.

Era un’arco nato originariamente con funzioni stabilizzanti tra due fabbricati dirimpettai e che fu trasformato nel tempo in ambiente abitativo collegato con una residenza disposta su uno dei due edifici interessati.
A Castellone ci sono ancora oggi molte situazioni similari.

Nel caso del Maiorino , l’ arco era abitato da Erasmo Troisi e la sua famiglia proprietaria anche di un giardino limitrofo.

La giunta comunale di Formia, composta da Luigi Gionta , Giuseppe Capolino, Angelo Miele e dal Sindaco Cav Mario Nucci, in data 17 novembre del 1892 , delibero’ l’abbattimento dell’arco Troisi su progetto dell’ing. Gaetano Mollo per una spesa di Lire 601,20.
Lire 230 riguardavano la distruzione del cavalcavia mentre la differenza serviva per le spese che avrebbe sostenuto provvisoriamente il Troisi costretto a lasciare l’immobile divenuto pericolante.

Fu indetta una gara d’appalto con il sistema della ” candela vergine” , detta così perché le offerte dovevano avvenire solo mentre la candela , di durata di pochi minuti , era accesa.

In prima battuta la gara fu vinta provvisoriamente dal sig. Riccio Andrea con un ribasso del 2%.

In seconda seduta fissata per il 2 febbraio del 1893, si aggiudicò la gara Gaetano Grasso che offrì un ribasso del 5% su quanto offerto dal Riccio, nella misura di Lire 559,72 con la presenza del Sindaco Nucci, del segretario comunale Decio Agresti e dei testimoni Alessandro Gagliardi ed Erasmo Leone.

Questa è la storia dell’abbattimento dell’arco del Maiorino a Formia , ricerca effettuata dal mio amico Baldassarre Ricca nell’Archivio Storico di Formia “Franco Miele”.

Raffaele Capolino

LA CHIESA DI S.GIOVANNI BATTISTA A FORMIA

LA CHIESA DI S.GIOVANNI BATTISTA A FORMIA

Questa Chiesa sostituì nel dopoguerra le antiche Chiese dei SS.Lorenzo e Giovanni poste in Via Abate Tosti nei pressi della Torre di Mola .
Le due chiese erano contigue , ma separate da un muro che fu abbattuto nell’ottocento dando vita così ad un’unica Chiesa a due navate , unico campanile e unico portico.

La Storia delle due Chiese è la seguente e spero serva a chiarire molti dubbi e dicerie popolane in merito.

In realtà la Chiesa originaria fu quella di “S.Lorenzo in Arcatura ” , Patrono del quartiere di Mola che viene fatta risalire al IV secolo, posizionata vicino alle Terme romane.
Una Confraternita in onore di S.Giovanni Battista , all’interno dello stesso Tempio religioso , fu autorizzata da Papa Leone X , nel 1516 a costruire , proprio a fianco della Chiesa di S.Lorenzo , una nuova Chiesa dedicata a S.Giovanni Battista .
I devoti di quest’ultimo Santo furono tanti che il 23 giugno del 1704, alcuni rappresentanti del popolo di Mola, con atto del Notaio Sebastiano Laracca, proclamarono S.Giovanni Battista “Capo e Patrono ” di Mola, per cui l’originaria Chiesa di S. Lorenzo divenne Chiesa dei Santi Lorenzo e Giovanni , entrambi protettori di Mola, e fu in quel momento che fu abbattuto il muro divisorio tra le due Chiese.

Fin dal 1930 , su progetto di Gustavo Giovannoni e su terreno offerto da Giuseppe Rubino , iniziò la costruzione del Tempio dedicato e destinato esclusivamente a S.Giovanni Battista.
Purtroppo gli eventi bellici distrussero la vecchia Chiesa di Via Abate Tosti e arrestarono i lavori in corso per la nuova sede che furono ripresi nel dopoguerra nel 1948 con l’arch Giovanni Zander che modificò l’originario impianto e lo stile architettonico proposto dall’arch romano Gustavo Giovannoni. I lavori furono completati nel 1953.

Con l’avvenuto capovolgimento delle situazioni storiche, l’edificio sacro dedicato a S.Giovanni Battista ospito’ e accolse il Santo Lorenzo e i suoi devoti.
S.Giovanni Battista fu poi proclamato assieme a S.Erasmo , Co-Patrono di Formia.

Solo recentemente il nuovo Tempio, luogo di culto cattolico del quartiere Mola di Formia, è chiamato , nel rispetto della storia :Chiesa dei Santi Lorenzo e Giovanni Battista.

Gustavo Giovannoni fu anche l’architetto che progettò e diresse i lavori di Villa Torlonia , nel 1913 a Vindicio , divenuta poi Villa Leonetti-Villa Laura e poi ancora Villa Maria Teresa. Giovannoni fu inoltre progettista del primo piano regolatore di Formia nel dopoguerra.

La prima foto ci mostra il progetto originario del Giovannoni, la seconda foto il risultato finale e attuale , con il subentro di Zander.

Raffaele Capolino

GIOVANNI CICCONE ( 1923 – 2002 ) Artista Formiano

GIOVANNI CICCONE ( 1923 – 2002 )
Artista Formiano


Una sua breve biografia.

Formiano di nascita e di vita.

Compì gli studi classici e teologici a Salerno e a Viterbo.

Fin dal 1955 fu Professore incaricato e abilitato all’insegnamento del disegno in scuole medie e superiori.

Fino al 1965 insegnò come professore di ruolo di educazione artistica anche nelle scuole medie , per le quali consegui’ il titolo ordinario nel 1969.

Raggiunse, nel 1972, il ruolo a cattedra di docente di disegno e storia dell’arte per il licei scientifici e istituti magistrali.

Assegnato ad un istituto di Benevento, preferì rimanere nella Scuola Media Marco Vitruvio Pollione di Formia fino al pensionamento avvenuto nel 1988.

Per la “sua Formia” , già nel 1952 partecipò alla creazione dell’associazione sportiva per pallacanestro e scherma “Mola Sport” , passata poi alla società Fabiani.

Nel 1963 fu tra i soci fondatori della “Associazione Artisti Pasquale Mattej, nel 1973 della Sede di Formia dell’Archeoclub d’Italia e nel 1978 della “Associazione Centro Studi Archeologici P.Mattej”

Ha scritto su Formia numerosi saggi a contenuto storico-archeologico su Gazzetta di Gaeta (1976) , Guida Formia Archeologica (1977) , Rivista Formia Turismo ( 1989-91) , nei volumi del Lunario Romano (1996, 1997,1998) e fu componente per diversi anni del Comitato per i festeggiamenti in onore di S.Giovanni Battista.

Negli ultimi anni si dedicò maggiormente alle tecniche di riproduzione grafica.

I suoi disegni sono serviti ad impreziosire il Dizionario del dialetto Formiano, scritto da Giovanni Bove e Giuseppe Centola nel dicembre del 2003 , quando già era scomparso , pianto dalla sua consorte Vanda Morucci, e dal suo unico figlio Salvatore, mio grande amico architetto e uno dei massimi esperti della storia del territorio e dei monumenti di Formia.

“Di carattere timido e modesto – come scrive suo figlio Salvatore – raramente esponeva le sue opere anteponendo l’interesse verso la sua famiglia e il suo lavoro di educatore e preferendo coltivare l’arte in un segreto dialogo interiore” .

Io posso dire con orgoglio di avere avuto , per diversi anni, la possibilità di conoscerlo e godere della sua amicizia.

Dalle sue opere , molte pubblicate da me nei giorni scorsi, viene fuori tutto il suo amore per i luoghi che lo hanno visto nascere e verso i quali ha riversato tutta la sua passione artistica.

Giovanni Ciccone è stato un esempio perfetto di ” cittadino innamorato di Formia”.

(cliccare una sola volta sulla prima foto per leggere le due didascalie )

Raffaele Capolino

PARTICOLARI DELLA STATUA DI S. ERASMO Vescovo Martire Patrono di Formia

PARTICOLARI DELLA STATUA DI S. ERASMO
Vescovo Martire Patrono di Formia

È stato consentito a me e a Fausto Forcina di poter fotografare particolari del Santo di Formia.

Il Mantello, la Mitra, il Pastorale e l’ Anello di S. Erasmo, per la prima volta sotto l’obiettivo fotografico di Fausto, grazie al permesso del Parroco Don Alfredo e alla collaborazione e supervisione dei Portatori Ufficiali del Santo.

Immagini bellissime e inedite che vengono offerte a tutti i fedeli del Santo, Martire e Patrono di Formia.

Un omaggio particolare per chi ama Castellone.

Raffaele Capolino

CASTELLONE DI GAETA – anno 1809 DISTRETTO DI GAETA – PROVINCIA DI TERRA DI LAVORO

CASTELLONE DI GAETA – anno 1809
DISTRETTO DI GAETA – PROVINCIA DI TERRA DI LAVORO


ATTI DELLO STATO CIVILE
REGISTRO DEGLI ATTI DELLE NASCITE , ED ADOZIONI
RIFORMA NAPOLEONICA

Provincia di Terra di Lavoro – Università di Castellone di Gaeta

Con l’avvento Napoleonico del 1799, Castellone e Mola vissero un periodo di libertà e di innovazioni , in special modo sulla nuova regolamentazione imposta dai Francesi sugli atti e sulle incombenze relative agli atti dello stato civile .

Quando Giuseppe Bonaparte prese il potere nel Regno delle due Sicilie, fu emanato un decreto nel maggio del 1806 che fu l’inizio della riforma delle strutture burocratiche dell’amministrazione frazionando quello che era stato il Governo Centrale Borbonico in Ministeri.

Prima di questo Real decreto del 1806 e di quello successivo del 29 ottobre 1808, tutte le incombenze dello stato civile ,nel periodo borbonico, erano in pratica espletate dalle strutture religiose.

I Parroci registravano, sui libri delle loro Chiese , le nascite, i matrimoni, e i decessi.
Atti che avevano anche valenza ” civile “.

In pratica la gestione della storia civile, sociale, giuridica e politica, era demandata alla Chiesa che aveva anche l’obbligo di catalogazione e conservazione degli stessi documenti.

Con l’arrivo in Italia di Napoleone, suo fratello Giuseppe e suo cognato Gioacchino Murat ex gestore di alberghi , molte cose cambiarono e dal 1 ‘ gennaio 1809 furono introdotti diversi provvedimenti, innovativi per l’epoca, cosi’ riassunti:

– Le nascite dovevano essere annotate in un Registro con pagine ” cifrate” dal Presidente del Tribunale della Provincia di Terra di Lavoro.

– Su questo Registro, tenuto dalle autorità civili, veniva fatto obbligo di annotare gli eventi di nascite,matrimoni e decessi di tutti i residenti e non solo della città.
Questo fa capire che, nel periodo borbonico pregresso, ad esempio un decesso a Castellone di un appartenente ad altra città non veniva registrato in alcun registro né civile ,né religioso.

– Per i morti che prima venivano tumulati in fosse comuni all’interno delle stesse Chiese Parrocchiali, fu disposto la tumulazione in cimiteri da costruire al di fuori della cinta muraria di ogni città.

– Alcuni registri , a fine anno , dovevano essere duplicati con una copia da rimettere alla struttura amministrativa superiore.

Questo Regolamento Napoleonico sullo Stato Civile rimase anche dopo che i Borbonici ripresero il potere nel Regno delle due Sicilie, protraendosi fino ai giorni nostri con piccole modifiche avvenute solamente negli ultimi decenni ( divorzio, modifiche in materia di matrimoni, affidamenti, regime dei beni patrimoniali, cambiamenti di nome e di cognome , ecc. )

Questo è quello che ho potuto approfondire in forza di questo unico documento riguardante il nostro territorio ,messomi gentilmente a disposizione da un amico FB.

Documento mi ha dato la possibilità di raccontare le introduzioni legislative innovative sugli atti dello Stato Civile di duecento anni fa , riguardanti i nostri antenati appartenuti alla : Università di Castellone di Gaeta.

(Università era il termine usato a quei tempi, sostituito poi con la parola più appropriata e più moderna “comunità “.)

Il secondo documento, che riguarda altro comune, è stato postato solo per la sua nitidezza grafica e per dimostrare l’unicità della legislazione per l’ intero Regno delle due Sicilie.

Raffaele Capolino

COME SONO NATI A FORMIA I TOPONIMI : CANCELLO E GROTTE DI S. ERASMO

COME SONO NATI A FORMIA I TOPONIMI :
CANCELLO E GROTTE DI S. ERASMO

Ci viene spiegato dal nostro concittadino, Pasquale Mattej.

======

” Nella via per la quale si va alla Parrocchia di S. Erasmo, ai piedi dell’erta che conduce all’ingresso del Castello, ed a sinistra, è un androne o angiporto sottostante ad un vasto fabbricato di Ciccolella.
Per esso si va ad uno più spazioso aggregato di abitazioni, ove un recente comprensorio di fabbriche appartenenti ai Sigg. Forcina…….. fabbriche che disegnano in pianta un segmento ellittico.
Quest’androne da tempo immemorabile si addita col nome del Cancello e in esso si ammirava tra colossali mura reticolate una cava preclusa da doppio cancello, che fu il luogo del supplizio con la cruenta sviscerazione del martire S. Erasmo.

Nelle mura di quella Cella si mostrava una dipintura a fregio, esistita in gran parte fino ai nostri giorni. Questa pittura esprimeva la scena del cruento martirio della sviscerazione.
E poiché la venerazione ed il concorso a quella Cella, oltre ogni credere si era accresciuto per la fama de’ miracoli che li attribuiva il volgo, fu d’uopo di precluderne l’ingresso con un Cancello, da cui il nome rimasto alla località.

……….. non vogliamo lasciare addietro la memoria della Divozione che si apprese, ed a quei tempi ferventissima, nella Classe di Marinai Formiani.
Essi informavano a sacello una delle pensili grotte sottostanti alla villa di prospetto al porto, e la dedicavano al Santo Martire, secondo che era – per altra più divulgata tradizione – rammentato che in quel sito avesse la prima volta poggiato il piede a terra, e si fosse riposato dal viaggio d’Antiochia l’illustre martire.
In quelle mura del sacello gli stessi devoti marinai facevano, a similitudine dell’altra Cava ricordata al Cancello, dipingere la stessa scena del martirio.

Nella Chiesa Parrocchiale dietro l’altare dedicato a S. Erasmo è parimenti una stanza nelle cui pareti è istoriata la Vita e Martirio del Santo. Pittura antica e che si conserva in gran parte, come avviene per le cose che si attengono ad una Venerazione. ”

======

Quindi c’erano pitture rappresentanti il Martirio di S. Erasmo sia in un ambiente del Cancello sia in una delle Grotte di S. Erasmo.

Così sono nati i toponimi formiani :

– CANCELLO

– GROTTE DI S. ERASMO

Raffaele Capolino

UN PRESTITO CHIESTO DAI ” BORBONE” PER FAR FRONTE ALLE SPESE PER L’ ASSEDIO DI GAETA 1860/1861

UN PRESTITO CHIESTO DAI ” BORBONE” PER FAR FRONTE ALLE SPESE PER L’ ASSEDIO DI GAETA 1860/1861

Fu emesso a Gaeta con un decreto del 10 ottobre 1860 per un importo di 5.000.000 di ducati, pari a 21.250.000 franchi francesi, finalizzato alla copertura delle spese per resistere all’assedio imposto dai piemontesi.

I titoli recanti la dicitura ” Gaeta 20 ottobre 1860″, furono emessi in due tagli da 100 e da 1.000 franchi.

In effetti Francesco II sperava che i ” mercati finanziari francesi” , sospinti forse da Napoleone III, potessero in breve tempo, sottoscrivere e investire su predetti titoli che garantivano una rendita del 5 %.

Ogni titolo , con scadenza a 6 anni , aveva a lato sei ” coupon” ( i Cuponi di Francesco II ) incassabili annualmente presso una qualunque Banca Vaticana a Roma oppure presso sportelli francesi della Banca Roschild.
Il capitale investito sarebbe stato rimborsato il 31 dicembre 1866.

Le facili previsioni di una rapida fine del l’assedio e la resa del 13 febbraio 1861 firmata nella ex Real Villa Caposele di Formia, fecero sì che solo pochissimi risparmiatori sottoscrissero una piccola parte di suddetti titoli.

Fu tentata anche una rapida tassazione a carico dei “capitalisti” di Formia e altre città del distretto di Gaeta , ma anche in questo caso l’operazione non andò a buon fine.

Oggi ” le cartelle di Gaeta” avrebbero un buon valore di mercato per essere un ” cimelio storico “, ma sono introvabili.

I pochi investitori hanno preferito disfarsene e le due banche che avrebbero dovuto piazzare i titoli avranno pensato bene di non metterle in collocamento e distruggerle.

È doveroso citare l’amico Daniele Iadicicco che già nel 2014 ha pubblicato un articolo su questo episodio storico che , curiosamente, resta ancora poco noto.

Raffaele Capolino

LA CHIESA DI SAN REMIGIO – FORMIA

LA CHIESA DI SAN REMIGIO – FORMIA

Citata per la prima volta in una relazione di una Visita Pastorale del 1774.
Nel 1817 era affidata all’eremita Benedetto Capolino. Altri eremiti furono Antonio Di Schino dopo il 1817 e Giuseppe Forcina dopo il 1848.

La Chiesa appartenne ai Signori Patrizi di Gaeta e, successivamente, al Cav. Filippo Albito Piccolomini che vi è sepolto assieme alla sua consorte Teresa Postiglione.

Fu anche di proprietà dei Gattola di Gaeta per essere, attualmente, nella disponibilità del Duca Massimo Patroni Griffi.

Sull’altare principale, in buono stato, un dipinto che rappresenta S. Remigio che posa la mano sul capo del committente Cav. Filippo Albito Piccolomini.

Ringrazio il Duca Massimo Patroni Griffi per la squisita cortesia manifestata e per la visita al sito assieme a Fausto Forcina e Gianluca Tomei.

Foto di Fausto Forcina
Fonti: Le Chiese di Formia di Maurizio Liberace

Raffaele Capolino