UNA DEDICA ALL’IMPERATORE VESPASIANO NELLA CHIESA DI S.ERASMO A FORMIA.

UNA DEDICA ALL’IMPERATORE VESPASIANO NELLA CHIESA DI S.ERASMO A FORMIA.

Il dedicante è tal Saturninus, un cittadino formiano che, “de sua pecunia” ossia a sue spese , fece scolpire una lastra di marmo con spessore di 10/12 cm , larghezza 6O cm circa e lunghezza cm 120 circa.

Il reperto formiano rappresenta poco meno della metà della superficie originaria.

Chissà dove può essere localizzata la parte mancante!!!!!

È l’unica epigrafe formiana dedicata all’imperatore Vespasiano.

Il testo completo è stato recuperato dal sito che censisce tutte le epigrafi.

Ovviamente una dedica marmorea così imponente diretta all’imperatore Vespasiano non poteva che essere posizionata in un tempio di allora , forse dedicato proprio al capostipite imperiale dei Flavi.

Il suo ritrovamento sotto la Chiesa di S. Erasmo è quindi una ulteriore prova che quest’ultima nacque su resti di un tempio pagano di epoca romana.

Raffaele Capolino

RAIMONDO CIANO DI FORMIA FU IL PADRE DI COSTANZO CIANO E IL NONNO DI GALEAZZO CIANO CHE SPOSÒ EDDA MUSSOLINI FIGLIA DEL DUCE

RAIMONDO CIANO DI FORMIA FU IL PADRE DI COSTANZO CIANO E IL NONNO DI GALEAZZO CIANO CHE SPOSÒ EDDA MUSSOLINI FIGLIA DEL DUCE

.

Costanzo Ciano ( Livorno 1876 – Lucca 1939), gerarca fascista nato da Raimondo Ciano di Formia , e da Argia Puppo , genovese, fu
ideatore e protagonista principale insieme a Gabriele D’Annunzio della Beffa di Buccari contro gli Austriaci nel 1918, a bordo del MAS 96.

Fu Ministro delle Poste e delle telecomunicazioni dal 1924 al 1934 , oltre ad essere deputato alla Camera e sperimento’ nel giugno del 1933 , sulla tratta ferroviaria Roma – Formia, la prima ” Littorina ” , una automotrice con motore a scoppio di 120 HP, con velocità media tra i 120 e i 130 km orari.

La cronaca dell’Istituto luce riporta che Costanzo Ciano arrivò alla stazione di Formia, dove scese soddisfatto.
Sappiamo ora anche il motivo aggiuntivo della sua soddisfazione:
Aveva poggiato i piedi su un suolo che aveva prodotto le “radici” sue e della sua famiglia.

A Livorno , Costanzo era soprannominato “ganascia” per la sua mandibola prominente e per la sua fama di grande mangiatore.

La certezza della notizia che il papà di Costanzo, Raimondo, fosse proprio di Formia , ci perviene dallo scrittore Curzio Malaparte, che era amico di famiglia dei Ciano ed in particolare di Galeazzo che dopo aver sposato a Villa Torlonia a Roma Edda Mussolini, trascorse la luna di miele nell’isola di Capri in compagnia di amici come Curzio Malaparte e il Principe di Sirignano Francesco Caravita .

Quest’ultimo è stato da me citato in uno degli ultimi post( riguardo al bassorilievo di Francesco Jerace nella Chiesa di Stella Maris ) per essere stato sicuramente a Formia in quanto padre di Donna Laura Caravita , andata in sposa al Conte Tommaso Leonetti ,proprietario della Villa Torlonia di Vindicio, chiamata poi ” Villa Laura ” in onore della sua sposa.

Quindi , Curzio Malaparte( 1898 – 1957) il cui vero nome era Kurt Erich Suckert, teste attendibile e scrittore del romanzo “La pelle” , nel suo libro a pagina 415 , parlando di Galeazzo Ciano scrive:

“Suo nonno ( Raimondo Ciano) era pescatore di Formia , capitato a Livorno con la sua povera barca . Suo padre , Costanzo, non era che un valoroso, ma modesto ufficiale di Marina” .

Di queste origini Formiane dei Ciano, ne avevo già sentito parlare da molti anziani , ma sempre senza un “carico” di riscontri credibili.
Il cognome Ciano è molto diffuso nel nostro territorio e la testimonianza di Curzio Malaparte perviene, quindi, precisa e indiscutibile.

Alla morte di Costanzo avvenuta nel 1939 , senza conoscere e subire il declino del fascismo , a Monteburrone fu innalzato una costruzione in suo onore e, tuttora visibile.
Su questa struttura doveva essere collocata una sua statua che è possibile ancora ammirare , in più parti da assemblare, nelle miniere di granito di Cala di Villamarina.

A Formia esiste una strada intitolata a Costanzo Ciano e, come riferisce Annibale Mansillo in un suo libro, nel 1942 fu realizzato anche un busto di Costanzo Ciano di cui però si sono perse le tracce.
Spero che altre notizie su questa storia possa io stesso attingere dalla copiosa documentazione conservata all’archivio Storico di Formia.

Questa è la storia di Raimondo Ciano, cittadino di Formia , padre di Costanzo e nonno di Galeazzo , genero di Benito Mussolini.

Raffaele Capolino

LA PORTA DEGLI SPAGNOLI AL CASTELLO DI MOLA – FORMIA.

LA PORTA DEGLI SPAGNOLI AL CASTELLO DI MOLA – FORMIA.

Fu costruita a fianco al Castello di Mola, durante il periodo Aragonese, tra il 1400 e il 1500, così come narrato nel 1885 dal Conte di Castelmola Onorato Gaetani, dodicesimo proprietario dello stesso complesso fortilizio.

“……… sotto il dominio spagnuolo fu dal Governo ordinata la costruzione d’una gran porta sulla pubblica via tra il mare accosto al portone d’ingresso, e quello del fabbricato di rincontro, di tal che fosse in tempo di notte inibita l’entrata e l’uscita dal paese, meno nei casi urgenti, e di Regio servizio: e questa porta si chiamava Porta degli Spagnuoli, alla quale era addetta una guardia.
La porta fu abolita nell’anno 1799 dalle armi repubblicane Francesi, e l’arco in fabbrica sotto di cui essa stava fu demolito nell’anno 1851, ed in questa occasione l’amministrazione pubblica incanalo’ a sue spese, sotto il selciato della strada, l’acquedotto che porta l’acqua al Castello, e che prima passava sull’arco in fabbrica anzidetto. ”

Si comprende quindi che la porta con l’arco costruita dagli Aragonesi, fungeva anche da acquedotto sopraelevato, molto probabilmente collegato, all’esterno, con l’acquedotto romano di cui oggi vediamo i resti.

Nel 1799, quando i francesi comandati dal Generale Rey si impossessarono del Castello, due cannoni e due spingarde furono gettate dall’alto della Torre nella sottoposta piazza d’armi, perché era impossible scenderli per la scala interna.

Nel 1860 i piemontesi all’ordine del l’Ammiraglio Persano bombardarono il Castello pensando che fosse un fortilizio pieno di soldati.

Questa è la storia della Porta orientale , detta anche Porta degli Spagnuoli, ma l’antica Mola aveva altre due porte.

La Porta occidentale ,detta Porta dei Francesi o dell’Orologio, abbattuta nel periodo del Podestà Felice Tonetti, e una Porta a settentrione nel Maiorino , abbattuta anch’essa nei primi anni del secolo scorso.
Quest’ultima Porta, detta anche “Arco del Maiorino” è stata già oggetto, in passato, di un mio articolo.

Raffaele Capolino

COME PUÒ ESSERE NATO IL TOPONIMO : VINDICIO

COME PUÒ ESSERE NATO IL TOPONIMO : VINDICIO

Se ne occupò il Conte di Castelmola D. Onorato Gaetani d’Aragona sullle Memorie storiche della Città di Gaeta del 1885, e arrivò a dire che le teorie sono tre.

L’autore fa derivare la contrada Vendice di Formia dalla ” vindictam” di Antonio su Marco Tullio Cicerone.

La seconda ipotesi è che Vendice é così chiamata dalla ” villa di Lucio Vindice ivi si veggono nell’interno dei giardini, continui resti di opere in reticolato. ”

La terza teoria fa derivare il toponimo dallo schiavo Vindicio che denunciò una congiura che aveva come scopo il ritorno dell’ultimo Re di Roma Tarquinio il superbo con cancellazione della Repubblica da poco proclamata.
La denuncia fu fatta al Senatore Pubblio Valerio e Vindicio fu prosciolto dalla schiavitù e per premio gli fu assegnata anche una vasta tenuta presso Formia.

Sarebbe interessante approfondire la seconda teoria e scoprire chi fosse stato questo personaggio romano e dove siano adesso i resti della villa di Lucio Vindice citata dal Conte di Castelmola.
Alcuni pensano che si trovino nelle vicinanze del Torrente Pontone.
Una curiosità storica , il cognome Vindice è ancora attestato nella nostra città.

Raffaele Capolino

IL COMUNE DI MOLA E CASTELLONE NEGLI ANNI 1859/1860

IL COMUNE DI MOLA E CASTELLONE NEGLI ANNI 1859/1860


Rinnovo del Consiglio dei Decurioni

In questo atto amministrativo , che fu uno degli ultimi del Comune di Castellone e Mola , l’Intendente della Provincia di Terra di Lavoro, in data 29 luglio 1860 e ancora regnante Francesco Il Re delle Due Sicilie , provvide a sostituire i dieci decurioni con altri dieci nominativi che, in pratica per i noti fatti , restarono in carica appena tre mesi.

Riporto i nomi sia dei decurioni subentranti sia di quelli che furono sostituiti .

Pasquale Nocella, Salvatore Buonomo, Giuseppe Agresti, Leonardo Gabriele , Giuseppe Capolino, Francesco De Matteis , Michele Lavanga, Luigi Sorreca , Luigi Laracca e Gio’ Battista Rasile Roscio

Sostituirono :

Gaetano Rubino, Gio’ Battista Spina, Pasquale Zangrillo, Basilio Purificato, Giuseppe Gionta , Claudiano Pavese , Giuseppe Laracca, Vincenzo Forcina e Gaetano Giordano.

Fa un certo effetto ritrovare cognomi che ancora oggi leggiamo nei nostri documenti personali o nelle nostre rubriche telefoniche riguardanti nostri amici e parenti.

In realtà ognuno di noi potrebbe ravvisare in questi venti nominativi il proprio cognome se non addirittura un proprio antenato.
Eppure non sono trascorsi pochissimi anni.

Un particolare curioso in questo atto , riscontrato e da me evidenziato in altre narrazioni, è che lo stesso ” Intendente ” fa erroneamente riferimento al Comune di Mola mentre sappiamo che l’esatta denominazione era : Comune di Castellone e Mola .

Castellone , tra l’altro, con maggiore popolazione nonché sede del Palazzo Comunale , era considerato , per statuto, borgo prevalente anche dal punto di vista amministrativo.

Con lo stesso errore sopra evidenziato , in data 3 dicembre del 1848 , Re Ferdinando II emanò il decreto con il quale dichiarava Capoluogo del distretto la Città di Mola in sostituzione di Gaeta .

Quest’ultima notizia è riportata in : Cronaca Civile e Militare del Regno delle due Sicilie, scritta da Luigi Del Pozzo nel 1857.
Il Re aveva capito che troppe erano le incombenze amministrative a carico della città di Gaeta.
Forse già nel 1848 Ferdinando II, aveva pensato di trasferire la sua residenza estiva da Gaeta a Formia per vivere, in maggiore tranquillità e relax , in una cittadina meno militarizzata

Fatto che avvenne nel 1852 quando acquisto’ all’asta , dall’erede del Principe Carlo Ligny Caposele, la Villa Formiana che si riteneva fosse stata di Marco Tullio Cicerone e che chiamò ” meravigliosamente ” : Real Villa Caposele

Raffaele Capolino

SONO I PRIMI RILIEVI DI “PISCINE” ROMANE A FORMIA ESEGUITI AGLI INIZI DEGLI ANNI ’20.

SONO I PRIMI RILIEVI DI “PISCINE” ROMANE A FORMIA ESEGUITI AGLI INIZI DEGLI ANNI ’20.

Con la costruzione del tronco superiore di Via Vitruvio, all’inizio degli anni venti vennero alla luce numerose statue e reperti del periodo romano per cui ci fu un fitto scambio di corrispondenza tra il Comune di Formia e i Funzionari del Museo Archeologico di Napoli che svolgeva un ruolo di Soprintendenza mirante al recupero del patrimonio artistico e storico della regione Campania.

Gli amministratori locali, non potendo disporre di un adeguato Museo locale, furono costretti a subire la decisione del trasporto a Napoli dei reperti di maggior valore, ricevendo solo assicurazioni scritte di un ritorno delle opere dopo il loro restauro e , ovviamente, dopo che la Citta’ di Formia si fosse dotata di un adeguato Museo per la loro accoglienza e custodia.

Le iniziali opposizioni dei Formiani , sostenuti anche da interventi del Ministro per l’istruzione Pietro Fedele , originario di Minturno, ritardarono la partenza ma non riuscirono ad impedirne il trasferimento.

Fu in questa ottica d’informazione e di collaborazione che il Comune di Formia avvisò i Dirigenti del Museo di Napoli della presenza a Formia anche di queste due grandi ” piscinae ” romane per allevamento pesci , che furono rilevate nei particolari grazie ad un eccezionale periodo di bassa marea di quei tempi, come si evince dal contenuto della intercorsa e copiosa corrispondenza conservata nell’archivio Storico del Comune di Formia “Franco Miele” situato nei locali della Torre di Mola .

Successivamente furono rilevati altri siti simili lungo la costa, ma questi due sono i più grandi per estensione e i più perfetti per tecnica di costruzione.

Il primo rilievo si riferisce all’impianto di piscicoltura forse appartenuto ad Apollinare e descritto da Marziale.

Il secondo , ancora più esteso, era collegato alla Villa di Nerva .

Il ritorno a Formia di una buona parte dei reperti rimasti a Napoli per più di settanta anni , avvenne solo nel 1997 quando fu realizzato il Museo Archeologico di Formia.

Al Museo Archeologico di Napoli sono, comunque , conservati ancora reperti Formiani come il Vaso di Salpione, le Nereidi , un Apollo e la Piscina monumentale natatoria, detta di Nerva, che è “custodita” smontata in un cortile del Museo dove mi fu permesso di vederla una cinquantina di anni fa.

Raffaele Capolino

In queste condizioni furono trovate nell’agosto del 192O alcune statue nel giardino della Sig.ra Chiara Sorreca

In queste condizioni furono trovate nell’agosto del 192O alcune statue nel giardino della Sig.ra Chiara Sorreca

,coniugata con Norberto Nardone , nel corso dei lavori per la costruzione del tratto superiore di Via Vitruvio a Formia.

Su disposizione di Salvatore Aurigemma, ispettore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, le statue furono portate al Museo Nazionale di Napoli , dove furono restaurate ed esposte per più di mezzo secolo prima di ritornare a Formia ove è possibile ammirarle in tutta la loro bellezza nel Museo Archeologico locale.

Queste foto sono tratte da un articolo del giornale “Roma ” dell’epoca con riferimento ad un testo illustrativo e di presentazione dello stesso Aurigemma .

Raffaele Capolino

NEL 1871 LA FRAZIONE DI TRIVIO TENTÒ DI STACCARSI DA MARANOLA PER ESSERE AGGREGATA A FORMIA.

NEL 1871 LA FRAZIONE DI TRIVIO TENTÒ DI STACCARSI DA MARANOLA PER ESSERE AGGREGATA A FORMIA.IMG_20190525_065956.jpg

Così andarono le cose ricavate dalle deliberazioni del Comune di Formia in quell’anno e in quello successivo.

Nel mese di maggio del 1871 pervenne al Comune di Formia una petizione , firmata da trentadue elettori di Trivio , per ottenere che la frazione di Trivio fosse aggregata al Comune di Formia con distacco dal Comune di Maranola.

Il comune di Formia esaminò questa richiesta , del resto alquanto inusuale per il fatto che il territorio di Trivio non era neppure confinante con quello di Formia, trovandosi nel territorio di Maranola lato est a confine con quello di Castellonorato , allora Comune a se stante.

Nella deliberazione del 15 giugno del 1871 il Consiglio Comunale di Formia decise di accettare l’aggregazione di Trivio apponendo però precise condizioni.

In pratica si chiese ai richiedenti di adoperarsi con il Comune di Maranola affinché il territorio della Frazione di Trivio potesse avere un confine a contatto con il territorio della Città di Formia.

In buona sostanza il Comune di Maranola avrebbe dovuto staccare una parte del suo territorio per trasferirlo alla Frazione di Trivio per metterla in comunicazione diretta con il territorio formiano.

Fu deciso testualmente dal Consiglio comunale di Formia:

” Questo Comune di Formia principiera’ ad amministrare la Frazione di Trivio non appena essa abbia ottenuta la sua quota di territorio e proprietà dal Comune di Maranola. ”

L’amministrazione comunale di Maranola , pur dichiarandosi favorevole al distacco , si rifiutò di applicare le condizioni poste , per cui il Consiglio Comunale di Formia con deliberazione del 20 aprile 1872 , ritenne inapplicabile e quindi non accoglibile la proposta di aggregazione della frazione di Trivio. Fu pertanto necessario rendere nulle le deliberazioni del 15 giugno del 1871.

Raffaele Capolino

Fonti : Archivio Storico Comunale di Formia

LE TORRI DI CASTELLONE – FORMIA

LE TORRI DI CASTELLONE – FORMIA


Quasi tutti sono convinti che sono solo due, ma in realtà sono sei . E fino agli anni sessanta erano sette.

Di solito si trova scritto che delle dodici originarie torri di Castellone , ne sono rimaste soltanto due ,una di forma ottagonale, l’altra definita “dell’Orologio” per la presenza di un orologio maiolicato settecentesco.

In realtà le cose stanno diversamente perché chi è nato a Castellone, di torri ne conta sei di cui quattro adibite completamente ad abitazioni, e una parzialmente, ma sempre comunque ben configurabili in originarie torri.

Esaminiamole singolarmente.

Foto 1 Torre ottagonale di Castellone, alta mt. 25 e fatta costruire da Onorato I’ Caetani nel 1377, con tre stratificazioni diverse .
Una base poligonale romana, un’altra di età repubblicana e un Torrione ottagonale costruita dai Caetani sulla sommità dell’arce romana. È l’unica non abitata.

Foto 2 Torre “dell’orologio” detta anche Torre degli Spagnoli .Presenta in alto un orologio maiolicato del 1700 ed era l’ingresso sud di Castellone.
È abitata parzialmente nei due piani inferiori tondeggianti lato ovest che, a mio parere, dovevano sorreggere una struttura simile e di uguale altezza alla struttura muraria pervenutaci provvista di orologio in maiolica.

Foto 3 Torre cilindrica incorporata nelle mura in Via Gradoni del Duomo, quasi affiancata alla Torre ottagonale e abitata.

Foto 4 Torre cilindrica , sempre in Via Gradoni del Duomo a più piani ed abitata con ingresso in Vico della Torre.

Foto 5 Torre cilindrica abitata lato est – ferrovia con ingresso in Via della Torre.

Foto 6 Torre circolare ( quella con pensilina di colore rosso )con strutture medievali difensive e ponte di collegamento con l’interno del castello.
Anche questa è abitata con ingresso all’inizio di Via della Torre. Nella sottostante tettoia ci sono almeno altri tre metri della stessa Torre visibile in questa foto.
È la parte di mura perimetrali rimasta straordinariamente uguale a come doveva essere diversi secoli orsono.

Foto 7 La stessa Torre precedente , per una più facile e migliore individuazione.

Foto 8 Torre circolare in Via Rampa Castello , visibile fino al 1960 quando fu abbattuta senza alcun valido motivo dal Comune per costruire più facilmente una scalinata.
È visibile, attualmente, solo la sua base circolare ed era abitata fino agli anni sessanta.

In pratica su sei attuali torri , cinque sono abitate allo stesso modo di come e ‘ abitato il Teatro Romano in Via Gradoni del Duomo.

Questa è la situazione delle torri di Castellone, nota a chiunque sia nato e abbia vissuto in questo rione.

Raffaele Capolino