RUDERI DI ANTICO SEPOLCRO PER LA VIA DI S. MARIA LA NOCE A FORMIA
Disegno a matita con biacca su carta azzurra cm. 13,1 x 19,9 eseguito da Pasquale Mattej il 26 marzo 1847.
Raffaele Capolino
RUDERI DI ANTICO SEPOLCRO PER LA VIA DI S. MARIA LA NOCE A FORMIA
Disegno a matita con biacca su carta azzurra cm. 13,1 x 19,9 eseguito da Pasquale Mattej il 26 marzo 1847.
Raffaele Capolino
PASQUALE MATTEJ
Annotazione del suo battesimo avvenuto il 31 gennaio 1813 nella Regia Parrocchia di S.Erasmo di Castellone di Formia
Ricerca e documento inediti.
Da una mia ricerca ,assistito dall’ex Parroco di S.Erasmo Don Antonio Punzo, ho avuto la straordinaria possibilità di rintracciare , leggere e fotografare , con il mio umile telefonino, l’annotazione del battesimo del nostro illustre concittadino Pasquale Mattej.
Sono emerse notizie e particolari finora sconosciuti.
Innanzitutto Pasquale non era l’unico suo nome.
Di nomi ne aveva addirittura sette: Giovanni, Pasquale, Vincenzo, Giuseppe, Francesco, Salvatore, Alessandro.
I suoi genitori : Don Simone Mattej fu Pasquale e Donna Carolina Merola , figlia di Vincenzo.
I padrini furono: Don Benedetto Zizzi figlio di Salvatore e Donna Marianna Merola, figlia di Don Vincenzo
( i termini ” Don e Donna ” , accorciati entrambi in ” D.” erano usati a quei tempi per le persone di elevata nobiltà.)
Ostetrica : Eleonora Marciano
Il Sacerdote che eseguì la funzione e il Sacramento: Angelo Forcina Parroco della Regia Parrocchiale ” Ecclesia S.Erasmi Castellionis Cajeta ”
Ho avvertito una soddisfazione indescrivibile per aver potuto visionare e toccare un documento così tanto importante per la mia Città.
Raffaele Capolino
Formia: stamattina visita dei discendenti del Principe di Caposele
Abbiamo raccontato in queste settimane di diversi ospiti dal sangue blu che nei secoli hanno visitato Formia. Il fatto completamente nuovo è che la visita che raccontiamo oggi non appartiene al passato benché alla cronaca odierna.
Sono arrivati in visita stamattina, 18 Aprile, Mauro e Vincenzo Gambini De Vera d’Aragona dei Principi di Caposele. Nomi altisonanti per due moderni Principi legati da sempre alla storia della nostra città.
Incuriositi dal libro del Presidente Daniele Elpidio Iadicicco – “La Reale Villa Caposele a Formia già Villa di Cicerone” – hanno preso contatto con lui per visitare le antichità formiane legate alla storia della loro famiglia.
Accompagnati sia dal Daniele Iadicicco che da Raffaele Capolino , i Principi di Caposele hanno potuto visitare la tomba del loro più antico antenato in città, il Duca di Marzano Adrea Laudati, la cui magnifica tomba si conserva nella Cattedrale di Sant’Erasmo. La mattinata é proseguita con la visita alla Chiesa di San Remigio – del Duca Massimo Patroni Griffi – alla tomba del Cav. Filippo Albito Piccolomini, grande amico del dotto Carlo Ligny. La passeggiata è continuata, grazie alla disponibilità del Dott. Vito Auriemma, al Cisternone Romano per poi finire finalmente alla Villa Reale di Caposele, con una passeggiata al molo. Un luogo per loro magico in cui tutto prende il nome dal titolo della loro famiglia: la via, il circolo ed il porticciolo appunto Caposele.
Grande è stata l’emozione dei due discendenti del mitico Principe di Caposele, Carlo Ligny, nel passeggiare nell’area Archeologica e poter ammirare sui lembi di quella che fu la Villa dei loro antenati lo splendore dei luoghi. Ovvio al contempo lo stupore nel vedere la garitta borbonica, posta a margine della villa quasi al crollo, e la poca cura posta per preservare in generale quei luoghi tanto cari alla loro famiglia. Entusiasti comunque della piacevole visita i due Principi si sono proposti di tornare per contribuire volontariamente a ripulire l’area archeologica di Caposele ancora da bonificare. Senz’altro hanno lasciato Formia con negli occhi la sua bellezza e proponendosi di fare da ambasciatori della nostra città al quale sono legati dai vincoli e ricordi indissolubili.
Associazione Terraurunca
http://www.terraurunca.it/cultura/personaggi/1448-formia-stamattina-visita-dei-principi-di-caposele.html
Raffaele Capolino Raffaele Fabrizio Aldo Treglia Vito Auriemma Formia e la sua storia di Raffaele Capolino Luciano Simione Marco Tedesco Mirella Schiappelli Lino Sorabella MauroGambini De Vera d’Aragona Antonio Forte Renato Marchese
RESTI DI UNA CISTERNA ROMANA DIVENTATA IN PARTE CASOLARE A PIROLI – FORMIA
Una cisterna romana di una decina di metri in contrada Piroli che in parte è stata sopraelevata e trasformata in casolare adibito a ricovero attrezzi agricoli.
Nei paraggi resti di mura poligonali di non eccelsa fattura , anche se in parte ” bugnate “.
È uno degli ultimi rinvenimenti in perlustrazione con l’amico Jeanpierre Maggiacomo .
Anche questi sito costituisce un piccolo tassello della nostra storia romana-repubblicana.
Raffaele Capolino
UN’EPIGRAFE ROMANA DEL I’ SEC. D.C. A MARANOLA DI FORMIA
Si tratta di una iscrizione funeraria posta su tre blocchi-elementi dell’arco di entrata del Borgo di Maranola.
Solo chi ha occhi buoni riesce a vederne il testo dell’iscrizione epigrafica che è stata studiata dall’epigrafista romano Gian Luca Gregori.
Il testo della epigrafe, venuto fuori dallo studio del Gregori mettendo in ordine i tre blocchi sui quali è disposta la scritta , è il seguente:
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Publius Lucretius libertus Phallaeus
Magister Augustalis
Caecilia Cai liberta Thais vivit
…… Cai liberta Nysa vivit
……………………………………………………..
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Le tre parti dell’arco d’ingresso di Maranola sono riferibili ad un medesimo monumento funerario d’epoca romana che fu “spogliato” per la nuova costruzione che per molti anni è stata coperta di intonaco per cui le scritte rimasero nascoste a tutti.
L’iscrizione ha solo piccole parti mancanti per cui la lettura del Gregori può considerarsi valida con buon grado di attendibilità.
Si tratta in pratica di una dedica funeraria da parte di due liberte di origine greca : Thais e Nysa
Il defunto , anch’egli liberto di origine greco, era un “Magister Augustalis ” e il suo nome era Publius Lucretius Phalleus.
Dal tipo di iscrizione e dalla menzione del Magister Augustalis, si ritiene che il monumento funebre originario , sia stato eretto nei primi decenni del primo secolo d.C.
Nulla si sa sulla localizzazione del sito funerario da cui sono stati asportati i blocchi utilizzati per la parte superiore dell’arco di entrata al Borgo di Maranola.
Una mia foto nella sezione commenti evidenzia le lettere apposte sui due blocchi del lato sinistro dell’arco.Il terzo blocco è posto sul lato superiore destro .
Raffaele Capolino
ANTICO PORTONE LATERALE CHIESA DI S.PROBO A FORMIA
Portone originale risalente al 1500 e restaurato una ventina di anni fa su decisione di Don Antonio Punzo.
Maurizio Liberace , con il suo studio del 1981 “Le Chiese di Formia “, fa risalire al 486 questa Chiesa dedicata a S.Probo , Vescovo di Formia.
Distrutta dai Saraceni nel 1538 , fu restaurata sicuramente nel 1539 come indicato nel portale dell’ingresso principale.
Subì gravissimi danni durante l’ultimo conflitto mondiale e fu rimessa in sesto nel 1945 da volenterosi cittadini di Castellone che la ripulirono dalle numerose macerie.
Nel dopoguerra è stata utilizzata come sede dell’Azione Cattolica di S. Erasmo di Castellone e fu in quei tempi, senza alcun dubbio, l’unico luogo di aggregazione e socializzazione giovanile.
Raffaele Capolino
ALTRI DUE REPERTI ARCHEOLOGICI RINVENUTI A FORMIA E, ATTUALMENTE ESPOSTI IN MUSEI ESTERI
1) Grande statua di Cibele seduta, esposta al Museo Ny Carlsberg Glypotek di Copenaghen con la dicitura “Trovata a Formia”.
Trovata a Formia nel 1892 nella zona di Vindicio in un sacrario dedicato alla Dea Cibele.
Statua in marmo altezza mt 1,72 del primo secolo ac.
Detta anche Magna Mater, ossia la madre di tutti gli Dei.
Un mito romano nato dopo la sconfitta di Annibale, collega la Dea Cibele alla Vittoria.
Da una ricerca recente ho potuto rilevare un particolare interessante.La testa turrita della dea Cibele è stata.usata sia per coniazioni di monete romane e italiane post belliche e sia per francobolli italiani. Per questi ultimi , fu utilizzata la testa turrita di una Cibele siracusana e se ricordo bene quella serie di francobolli veniva chiamata proprio serie Siracusana.
(Ved. foto 1)
2) Testa maschile barbata esposta al British Museum di Londra con la dicitura ” Trovata a Formia”
Non si hanno notizie né sulla data né sul luogo preciso del rinvenimento.
Particolare interessante è che l’acconciatura dei capelli con fascia e il tipo di barba sono molto simili a quelli della Statua A dei Bronzi di
Riace che risalgono al V sec. ac.
(Ved. foto 2)
Prossimamente pubblichero’ un elenco con foto ( che sarà ovviamente sempre aggiornato) di tutti i reperti finora a noi già noti ed esposti in Musei italiani ed esteri.
È bene che queste notizie siano condivise al massimo, trattandosi di reperti appartenuti al popolo Formiano e che per vari motivi si trovano provvisoriamente in altre parti. Solo così possiamo trasmetterne “l’orgoglio di un diritto di proprietà” ai nostri posteri.
Si spera che in futuro, persone più determinate di noi, si adoperino per il loro ritorno.
Raffaele Capolino
AGGIORNAMENTI SULLA STATUA DELLA DEA CIBELE E DEI DUE LEONI MANCANTI
Ne parla , in una sua relazione del 4 gennaio 1893, il Regio Ispettore Cav. Angelo Rubino che scrive :
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” il ritrovamento di due piccoli leoni nella stessa proprietà di Erasmo Scipione, dove nell’estate scorsa era stata scoperta una statua. I due piccoli leoni, seduti sopra le anche con le teste alzate, sono alti 70 centimetri.
Sono in cattivo stato ed hanno un buco che fa supporre l’accoppiamento con una statua.
Il tutto fa pensare che la statua con la corona turrita ritrovata in estate rappresenti una Cibele e doveva accompagnarsi ai leoni. ”
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Quindi anche la Cibele Formiana rinvenuta nel 1892 , ora al Museo Carlsberg di Copenaghen, aveva ai suoi lati due leoni , come le altre statue ritrovate in altre città .
La dea Cibele era seduta in trono fra i leoni, con indosso il chitone e la fronte cinta da una corona murale. Aveva nella mano destra una patera e sotto la sinistra un timpano.
È considerata la più bella rappresentazione statuaria della Dea Cibele.
Il nome del proprietario del terreno è Erasmo Scipione di Formia , un mio avo da parte di mia nonna materna.
Erasmo Scipione , con quasi certezza , deve essere stato un prozio di mia madre.
Ero a conoscenza del fatto che questi miei antenati fossero stati proprietari di fondi a Vindicio e nella zona di Arcella- Villa Irlanda alla Canzatora, ma solo in questi ultimi giorni ho trovato riferimenti precisi a Erasmo Scipione di Formia.
Lo stesso ispettore Angelo Rubino, in data 19 luglio 1982 scrisse quanto segue pubblicato tra gli Atti della R. Accademia dei Lincei:
” Sulla provinciale che da Formia mena a Gaeta , a circa due chilometri dall’abitato di Formia , si trova la traversa detta della Cansatoia , che anticamente era la via principale per andare a Gaeta, ora rimasta consortile tra i due comuni. A 300 metri circa dall’innesto , verso il mare trovasi il fondo denominato Rinchiusa o Ascella ( Arcella) , tenimento di Gaeta , di proprietà di Erasmo Scipione da Formia. ……”
Paola Poli Carpi scrive ancora :
” 1893 il 2 gennaio 1893 l’ispettore Rubino scrive sa Formia al Ministro della P.I.
Oggetto : Rinvenimento di oggetti antichi
Quello stesso Erasmo Scipione che nell’estate scorsa rinvenne nel proprio fondo una statua con corona turrita, ( rapporto 9 luglio 1892 n. 20) , nel continuare gli scavi per l’impianto di un vigneto ha in questi giorni ritrovato ….. ……..Il rinvenimento di questi animali ( i due leoni in marmo) in prossimita’ della statua , lasciano facilmente intuire che la stessa avesse potuto rappresentare una Cibele ”
Da altre persone avevo sentito parlare del ritrovamento della Cibele in zona Conca da parte della famiglia Magliozzi, ma quanto pervenutoci , in particolare , dalle due relazioni del Regio Ispettore Cav. Angelo Rubino , credo debba essere preso come assoluta verità.
Quindi mentre i miei due articoli precedenti hanno documentato le modalità di trasferimento del reperto da Formia a Copenaghen, il presente post chiarisce in modo inequivocabile le modalità del ritrovamento dei reperti , avvenuto in due tempi diversi.
Avere scoperto che un mio avo ebbe un ruolo importante nel ritrovamento della statua della Dea Cibele, mi ha procurato una strana sensazione, purtroppo , la Cibele sta ora a Copenaghen e dei leoni non si sa nulla.
Raffaele Capolino
LA FONTANA DELLE CINQUE CANNELLE (detta anche “de glie cinq fruscie”)
Dove era originariamente e quando fu collocata dove si trova adesso
L’amico Domenico Della Peruta , con un suo commento di pochi giorni fa , mi ha sollecitato un approfondimento mirato a stabilire l’originario posizionamento della ” Fontana delle cinque cannelle” nel quartiere di Mola.
Il disegno del Mattej, che tra l’altro abitò nel vicino Palazzo Baronale appartenuto al padre Simone (è il primo fabbricato disegnato sulla sinistra), ci risolve l’enigma sulla posizione originaria della fontana .
La fontana era posizionata, spalla al mare, nell’esedra del Rione Spiaggia posta nella parte occidentale e curvata della stessa spiaggia .
Il punto , con buona precisazione , era frontalmente al luogo dove oggi è situato il Caffè Tallerini , una trentina di metri verso il mare di quei tempi, ora non più visibile, perché diventato dal dopoguerra Largo Paone.
Esedra che, ovviamente, nulla ha a che fare con quella fatta costruire da Domenico Paone nel 1928 in posizione centrale e poi eliminata anch’essa nel dopoguerra a seguito dell’imbonimento effettuato con lo scarico delle macerie belliche.
Dalla foto del dipinto del Mattej è evidente ,e senza alcun dubbio , la somiglianza estetica del sito con le attuali caratteristiche.
Mentre nulla è ancora emerso sulla data originaria di costruzione di questa meravigliosa fontana, sappiamo invece che la stessa fu posizionata nel luogo che occupa adesso , nel 1884 quando fu necessario spostarla per la costruzione del tronco di Via Vitruvio, tra la darsena ( attuale Piazza Tommaso Testa) e la Piazza del Municipio.
Quando avvenne questo trasferimento la Colonna della Libertà era già stata collocata quasi un secolo prima e precisamente nel 1799.
Fu proprio per poter effettuare i lavori del 1884 che fu eliminata la vecchia e bella esedra con spalliera in muratura lato mare , come appare dal disegno del Mattej che la inquadrò visivamente, posizionato dove è ora il sopramenzionato Caffè – Bar.
Questo tratto stradale nuovo fu necessario realizzarlo per evitare l’erta rampa di Caposelice che comportava enormi difficoltà, per lo scorrimento dei carri in salita e con carichi pesanti.
Con delibera n. 3 del 14 febbraio 1889, il Consiglio Comunale attribuì il nome di “Via Vitruvio” a questo primo tratto di strada alternativo alla Via Lavanga , ex Via Appia romana .
Il secondo tratto tra Piazza del Municipio e Ponte Rialto sarà costruito solo negli anni venti del secolo scorso.
A maggior chiarimento quindi , è bene precisare che solo a partire dal 1884 sia la “Fontana delle cinque cannelle” e sia “la Colonna della Libertà” , erano posizionate allo stesso modo in cui le vediamo oggi.
Il Palazzo Baronale Mattej costituirà l’oggetto di un prossimo post con apposizione di foto del passato e odierne.
Raffaele Capolino