ECCLESIA COLLEGIATA S. CATERINA TERRE CASTRI HONORATI

ECCLESIA COLLEGIATA S. CATERINA TERRE CASTRI HONORATIFB_IMG_1519551987898.jpg

Il marchio di un timbro su un documento , dei primi anni del 1800 , della Parrocchia di Santa Caterina di Castellonorato .

Non manca la ruota dentata presente in tutte le effigi della Santa , originaria di Alessandria d’Egitto.

Fu martire sotto l’impero di Massimino il Trace , il primo imperatore “barbaro” alto mt 2,41 oggetto di un mio recente post.

Santa Caterina, appena diciottenne, fu sottoposta nel 305 d.C. al supplizio sotto una ruota di ferro dentata che miracolosamente si spezzò.

Raffaele Capolino.

LA STATUA DELLA PIETÀ DONATA ALLA CHIESA DI S.ERASMO DI FORMIA DAL SAC.TE ALBERTO CAPOLINO

LA STATUA DELLA PIETÀ DONATA ALLA CHIESA DI S.ERASMO DI FORMIA DAL SAC.TE ALBERTO CAPOLINO

Nel 1914 una bellissima statua in gesso fu donata ” per grazia ricevuta ” alla Chiesa di S.Erasmo dal Sacerdote Alberto Capolino.

Nulla si sapeva ,fino a pochi giorni fa, di questo Sacerdote , autore di questa importante donazione visibile a sinistra entrando nella Chiesa di S.Erasmo , a qualche metro dalla scala di accesso agli Scavi di S.Erasmo.

Per caso mi è capitato tra le mani un documento riguardante questo prelato con il mio stesso cognome , ciò che mi ha incuriosito fino a fare ricerche con i seguenti risultati.

Alberto Capolino , figlio di Theodoro ed Evelina Pennacchio fu’ Giuseppe , nacque a Formia il 21 dicembre del 1879 e sempre a Formia e’ deceduto il 12 ottobre del 1923 , all’età di 44 anni.

L’annotazione del battesimo ci fornisce altri particolari .
Albertus Capolino aveva in aggiunta i nomi di ” Natalis Cajetanus Joachim “.
Padrini furono i fratelli “Angelus e Raphaella Ciano filii Alojsii Antonii “.
Ostetrica : Scolastica Lombardi. Parroco :Erasmo Liberace.

Dalla sua prematura morte si può presumere che Alberto Capolino nel 1914 , quando aveva l’età di 35 anni , deve aver avuto qualche grave problema di salute.
Il superamento di un periodo difficile della sua vita fu il motivo che provocò la volontà di donare alla Chiesa di S. Erasmo una statua della Pietà ,quasi a grandezza naturale.

In data 23 luglio del 1916 , appena ripresosi, fu incaricato di sostituire temporaneamente il Parroco della Chiesa di S. Luca a Maranola ,Don Carlo Piccolini partito come Cappellano Militare per la Grande Guerra .

Per questa sostituzione fu emesso , seppur in data successiva , dalla Procura del Re , il previsto ” Regio Placet ” datato 6 ottobre 1916.

È stato predetto documento , rinvenuto in un carteggio conservato attualmente nell’Archivio Storico del Comune di Formia con l’ aiuto di Gabriele D’Anella , che ha dato inizio alla mia ricerca che ha interessato prima la Curia di Gaeta e poi l’Archivio della Parrocchia di S. Erasmo .

In questo ultimo archivio ho potuto usufruire della preziosa collaborazione di Don Antonio Punzo e di Annibale Mansillo.

Infine , tutte le notizie hanno avuto conferma da quanto è stato possibile acquisire all’Archivio dell’Anagrafe e Stato civile del Comune di Formia.

È stato così possibile conoscere i particolari relativi alla donazione di una bellissima statua , realizzata oltre un secolo fa e conservata nella Chiesa di S.Erasmo , e che ha attraversato indenne due guerre mondiali.

Nel contempo siamo venuti a conoscenza di alcuni avvenimenti della vita del Sacerdote Alberto Capolino ” richiamato in cielo ” troppo presto da Dio all’età di appena 44 anni.

Spero che qualche lettore di questo articolo possa aggiungere qualche altro tassello a questa storia.

Raffaele Capolino

IL SEPOLCRO DI MERGATARO – FORMIA Fotografato da Fausto Forcina

IL SEPOLCRO DI MERGATARO – FORMIA
Fotografato da Fausto Forcina

Il sito ha una base quadrata di mt. 2,30 ed un’altezza di circa mt. 4,00.

Il toponimo Mergataro è uno dei più antichi di Formia ed è citato in documenti anteriori all’anno mille.

Non ho ancora capito se questo sito è noto o meno alle autorità preposte, sicuramente non è mai stato citato in testi di storia locale.

Anche per i siti romani di Formia , occorre una buona dose di fortuna, e questo monumento finora è stato davvero sfortunato per continuare ad essere sempre ignorato.

Eppure fu fotografato anche da Pasquale Mattej.( Foto nei commenti )

Raffaele Capolino

COME ERANO, NELLA SECONDA METÀ DEL 1800, I LUOGHI ADIACENTI ALL’ ATTUALE VILLA COMUNALE DI FORMIA

COME ERANO, NELLA SECONDA METÀ DEL 1800, I LUOGHI ADIACENTI ALL’ ATTUALE VILLA COMUNALE DI FORMIA


Chi di noi ha mai sentito parlare di Piazzale Gattola a Formia ?
======

Dalla piantina topografica del Mattej (foto 1 e 2 ) , disegnata nel 1868, rileviamo che i luoghi oggi occupati dalla Villa Comunale e dall’ex Ristorante La Quercia, erano entrambi di proprietà della Famiglia Gattola e che non è ancora visibile il primo tratto di Via Vitruvio ( dalla spiaggia di Mola a S.Teresa) portato a termine nel 1888.

Questa enorme area privata , sicuramente senza vegetazione, veniva chiamata Piazzale Gattola , come risulta da un progetto dell’ing. Francesco Sagnelli per una sistemazione della intera area che nel 1890 già era attraversata dal nuovo tratto della Via Vitruvio.

Dal disegno del Sagnelli ( foto 3) si evince che il Palazzo Bartolomeo fu costruito successivamente su area appartenuta prima alla Famiglia Forcina e che una strada laterale chiamata Prima Traversa diventerà Via XX Settembre solo nella pianta redatta dall’ing. Di Fava nel 1896.

Nel progetto di cui alla foto 3 è precisato il ” suolo da concedersi per Restaurant ” ( diventerà il Ristorante La Quercia) e la foto 6 riporta il disegno del ” Parapetto e Ringhiera di garanzia alla Piazza verso il mare”.

La pianta del Di Fava del 1896 attesta già la presenza del Palazzo Grasso e del Palazzo Nuzzi il cui giardino arrivava fino a mare , forse per aver acquistato dai Gattola. La stessa pianta mostra come la Villa già realizzata fosse inizialmente chiamata Villa Cicerone , diventata poi Villa Umberto I.
La foto 4 indica il costo di Lire 10.199,95 per ” l’eseguimento di tutte le opere provviste necessarie per la sistemazione del Piazzale Gattola a pubblico passeggio con giardinaggio ” .

Ho sentito dire più volte che questa operazione fu finanziata dalla Banca di S. Michele di Maranola che fallì successivamente con un credito verso il Comune di Formia rimasto insoluto . Non mi è mai capitato, però, di leggere adeguata documentazione che attesti tale situazione.

Non mi è sfuggito il particolare curioso nella foto 3 dove il progettista Sagnelli aveva previsto un’ altro ristorante sul mare ( contrassegnato dalla lettera A) da lui chiamato ” Restaurant Cicerone”, forse immaginando che i resti di una Domus romana sottostante fossero appartenuti al Grande Oratore.

Questi ruderi chiamati oggi Criptoportici , nella prima foto sono chiamati dal Mattej ” Antica Villa Piajale ” ( da piaja = spiaggia ) , ciò che rafforza ancor più la convinzione che il toponimo Pagliola sia derivato da “Piajola” ( piccola spiaggia)

Sono sicuro che molti di voi , dall’esame di queste foto e di quanto da me scritto , troveranno occasione per parlare di altri particolari non menzionati in questo post che riporta nelle mappe i nomi di molte note famiglie della Città di Formia di quei tempi (Nuzzi, Gionta, Miele, Forcina, Scarpellino, Grasso, Bartolomeo, Gattola, Rubino, Spina, Burali, Paone, Testa, Albito, Nocella, Licenziati , Liberace, Pecortei).

La fonte delle notizie e dei documenti di questo post è stata l’Archivio Storico del Comune di Formia presso la Torre di Mola: Faldone X, Fascicolo 57 .

Raffaele Capolino

AFFRESCHI DEI QUATTRO EVANGELISTI , SCOPERTI NEGLI ANNI ’80 IN UNA CHIESA DI MARANOLA DI FORMIA

AFFRESCHI DEI QUATTRO EVANGELISTI , SCOPERTI NEGLI ANNI ’80 IN UNA CHIESA DI MARANOLA DI FORMIA

Stiamo parlando della Chiesa di S. Maria ad Martires dove è conservato lo stupendo Presepe in terracotta del ‘500 .
In una volta che gia’ presentava meravigliosi affreschi del XIX secolo rappresentanti i Profeti: Isaia, Daniele,Geremia,Ezechiele e la Sibilla Delfica, furono trovati negli anni ’80 dello scorso secolo , dal nostro concittadino Gerardo De Meo , pittore e scultore, altri affreschi di epoca piu’ remota e relativi ai quattro Evangelisti: Luca, Giovanni, Matteo e Marco.
Questi ultimi affreschi, fino a quel momento, erano coperti da uno strato di colore uniforme ma con alcune parti mancanti che lasciavano trasparire zone di colore oro , scoperte poi riguardanti le aureole dei personaggi dipinti rinvenuti .

È previsto un prossimo restauro di questi affreschi che ci permetterà di vederli nella loro originaria bellezza.

La Chiesa di S.Maria ad Martires è una miniera di capolavori artistici di varie epoche in aggiunta all’originale Presepe in Terracotta cinquecentesco di cui si parla , per la prima volta , in un atto notarile del 1690 .
In questo atto ,nell’elencare i beni patrimoniali lasciati da Don Nicola Carafa Guzman, si cita, a proposito della Chiesa di S.Maria ad Martires, un “altare del presepio accosto alla porta”.
Questo particolare è confermato nel 1723, quando in una visita di Monsignor Pignatelli, Vescovo di Gaeta, si attesta l’esistenza di ” un altare in cui è rappresentato il presepio”.
Presepi simili, per forma e fattezze, furono realizzati in quei secoli anche in terra pugliese.

Raffaele Capolino

Oggi pomeriggio siamo ritornati indietro con il tempo rivisitando la grotta di merci a ” Castellonorato ” con l’amico Mimmo Tomao ….grazie per la fantastica giornata 💪💪

L’ULTIMO RESTAURO DELL’OROLOGIO DI CASTELLONE – FORMIA

L’ULTIMO RESTAURO DELL’OROLOGIO DI CASTELLONE – FORMIA

Fu eseguito da Salvatore Ricci , il maestro orologiaio della ditta Roberto Trebino di Uscio in provincia di Genova, che installò un meccanismo elettromagnetico degli anni ’60.

In realtà questo meccanismo della Trebino di Uscio, azienda specializzata nella elettrificazione di campane ed orologi, fu smontato dalla Chiesa di Santa Teresa , dove fu impiantato al suo posto un meccanismo al quarzo più moderno e più preciso.

Salvatore Ricci effettuò un intervento anche in una Chiesa di Maranola con un impianto elettromeccanico degli anni ’50 , sempre della ditta Trebino.

Nella Chiesa di S.Maria dei Martiri di Maranola è invece ancora in funzione un meccanismo che risale alla fine del ‘600/inizi ‘700, sempre restaurato dal maestro orologiaio Salvatore Ricci.

Il vecchio orologio di Castellone ha pure un’altra caratteristica che lo rende prezioso.Ha il quadrante in antiche e decorate mattonelle di maiolica.

Per dovere di informazione c’è da rilevare che l’orologio di Castellone era provvisto anche di sirena che suonava a mezzogiorno e , soprattutto, che è fermo alle ore 12.35 di parecchi decenni fa.

Forse ci saranno stati tanti altri problemi più importanti e prioritari ……………che , essendo però rimasti pur essi irrisolti, sono in pratica serviti solo da ” presunti alibi ” alle inefficienze di chi è stato chiamato ad amministrare la nostra città in quegli anni.

Raffaele Capolino

LA CHIESA DI SAN GIOVANNI DI CASTELLONE

LA CHIESA DI SAN GIOVANNI DI CASTELLONE

I due studi del 1974 di Maria Civita Giuliano e del 1981 di Maurizio Liberace fanno piena luce sulla Chiesa di S. Giovanni di Castellone situata nei pressi della Chiesa del Carmine in un vico chiamato ancora oggi : Vico S. Giovanni

In particolare Maria Civita Giuliano, nella sua dissertazione di apertura , scrive che ” sul finire del primo millennio Formia comincia a perdere tale denominazione che scomparirà quasi del tutto alla fine del XIII secolo. Il nome – Formia – viene usato nel Codex Diplomaticus Caietanus per l’ultima volta nella bolla di Alessandro III del 1170″
Ed ancora ” Nel XII secolo a Formia esistevano tre chiese principali ” come riportate in bolle del 1158 di Papa Adriano IV e del 1170 di Papa Alessandro III .

Le tre chiese principali erano ” Il monasterium Sancti Herasmi et ecclesiam Sancti lohannis in Formia . Ecclesiam Sancti Laurentii ad molas ” .
In un atto del 1006 , citato dal Liberace , si parla di una chiesa di S. Giovanni che fu fatta costruire da un presbitero e monaco di nome Domenico.
Inoltre in un atto del 1490 si fa riferimento ad un affitto di una casa a Castellone che confinava ” da una parte con la Chiesa di S.Giovanni e dall’altra con la via vicinale”

Quanto sopra basta per localizzare la chiesa di S. Giovanni nella mappa disegnata dal Liberace e di poter affermare che anticamente S. Giovanni era venerato nel rione di Castellone.

” Il culto del Santo fu officiato in Castellone fino alla fine del XV secolo circa, infatti vi è un documento inedito del 1481 , conservato nell’Archivio Capitolare di Gaeta , che riporta l’elenco di alcune chiese soppresse e tra queste viene menzionata anche quella di S.Giovanni detta : Ecclesia sancti Iohannis Babtiste in Furmia de foris in burgo Castelloni. ”

Così scrive la Giuliano che riferisce anche di importanti testimonianze di alcuni cittadini che , durante lavori di sistemazione del dopoguerra, videro emergere dal vico S.Giovanni due colonne di marmo del diametro di cm 70 circa e dell’altezza,di circa 4 metri , nonché una nicchia ove probabilmente si conservava la statua del santo.
Tommaso Testa , storico del territorio Formiano, afferma che la Chiesa di S.Giovanni a Castellone era sorta sui resti di una antica basilica romana, come risulta da un documento del 1006 .
Accanto fu costruito anche un convento .
Chiesa e convento furono soppressi da Carlo lll di Borbone tra il 1734 e il 1750 e gli arredi furono acquistati dalla Congrega di S.Giovanni nata all’interno della Chiesa di S.Lorenzo in Arcatura , così detta per la presenza di arcate dell’acquedotto romano che riforniva acqua ai bagni e terme pubbliche nel quartiere di Mola.

Per sapere come si sia poi affermato il culto di S.Giovanni nella stessa Chiesa di S. Lorenzo a Mola a partire dal 1566 è opportuno leggere quanto da me scritto in un articolo di alcuni mesi fa che sarà riproposto nei prossimi giorni.

Raffaele Capolino

IL SARCOFAGO TROVATO IN UNA DISCARICA A FORMIA

IL SARCOFAGO TROVATO IN UNA DISCARICA A FORMIA

Si tratta di un sarcofago romano senza decorazioni e senza iscrizioni segnalato da un nostro concittadino alle autorità preposte alla salvaguardia dei beni archeologici.

Fu avvistato una trentina di anni fa in una discarica di macerie edili nella zona ad est di Formia nota con il toponimo ” La salute “.
Con molta probabilità in una discarica occasionale sulla spiaggia omonima.

Il reperto risulta scavato rusticamente in un unico blocco di pietra calcarea.

Fu ipotizzata la sua provenienza dalla collina di Pagnano a Castellone . In quest’area, ancora oggi, sono visibili numerose tracce di sepolcri romani.
Sono tanti i sepolcri romani di questa collina formiana disegnati dal Mattej.

Attualmente il reperto, che presenta una parte mancante, è conservato nei locali che circondano la corte comunale di Formia .

Raffaele Capolino