21 settembre 2004 – Ponte romano di Via della Forma/ Abate Tosti – Formia

21 settembre 2004 – Ponte romano di
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Quando fu trovato il Ponte romano di Mola in via della Forma a Formia .

Non è visibile , come promesso allora, ne’ abbiamo foto del ritrovamento.

È il Ponte di cui hanno parlato ieri ,nei commenti al mio post sul Ponte di Acquatraversa, Max Pell e Tommaso Bosco.

Chi avesse foto di questo ritrovamento potrebbe ora renderle pubbliche tramite questa pagina.

Raffaele Capolino

UN ALTRO PONTE ROMANO A FORMIA

UN ALTRO PONTE ROMANO A FORMIA

Il ponte di Acquatraversa sotto l’Appia Antica

Foto di questa mattina dopo una perlustrazione assieme agli amici Tommaso Bosco e Paolo Miele.

È stato Paolo che ci ha segnalato il sito che è molto nascosto e difficilissimo da raggiungere trattandosi di un fossato con vegetazione spontanea di ogni tipo.

All’ingresso lato nord , sulla destra una parete in ” opus incertum ” e mattoni, forse un sepolcro romano avendo rinvenuto delle grandi modanature in travertino lavorato utilizzate in epoca successiva a quella romana e visibili nei commenti.

Anche questo ponte si aggiunge, quindi, al nostro patrimonio archeologico e chissà quanti altri ancora da scoprire.

In pratica quando fu costruita l’Appia Antica , ogni corso d’acqua proveniente dalle colline e montagne Formiane richiese la costruzione di un adeguato ponte.

Dopo il Ponte di Taliente e il Ponte di Rialto ecco il Ponte di Acquatraversa ma sono ancora numerosi i ponti romani da individuare sul nostro territorio.

Potrebbe essere rintracciato , ad esempio e con un po’ di fortuna, il Ponteritto , il Ponte di Acqualonga , il Ponte di Santa Croce e il Ponte di Mola .

Anche eventuali resti di quest’ultimi citati ponti andrebbero ad arricchire il nostro patrimonio archeologico e le nostre conoscenze.

Poi , ovviamente, nasce l’obbligo serio di preservare e consegnare queste tracce del nostro passato alle generazioni future e non siamo pochi a sperare in quest’ultimo adempimento che spetta ai nostri amministratori attuali e futuri.

Il fatto che i siti archeologici di Formia siano tanti va preso come una realtà positiva e non giustificativa di lassismo e incuria come avvenuto per esempio per l’Epitaffio di Rialto, l ‘Acquedotto di Mola e la Garitta del Caposele , limitandomi a citare solo tre casi.

La storia e i reperti archeologici rappresentano tasselli importanti per un rilancio turistico di questa città che negli ultimi decenni ha fatto registrare troppe perdite di attività industriali, commerciali e ricettive che hanno costretto i nostri figli a lasciare la città dove sono nati in cerca di lavoro altrove.

Raffaele Capolino

UN ELEMENTO ARCHITETTONICO, FINORA SCONOSCIUTO , IN DUE DISEGNI DI PASQUALE MATTEJ

UN ELEMENTO ARCHITETTONICO, FINORA SCONOSCIUTO , IN DUE DISEGNI DI PASQUALE MATTEJ

Mi riferisco ai due seguenti disegni del nostro grande artista concittadino:

Il monastero di S.Erasmo a Castellone
disegno a matita su carta beige
cm 21,8 x 13,8

e

Veduta di Castellone
Disegno a matita su carta beige
cm 21,8 x 13,8

Di questa particolare costruzione , purtroppo non pervenutaci, ho già accennato in un mio post del 6 settembre corrente anno.

In quella occasione mostrai il disegno del Mattej ( vedi prima foto e suo particolare) e sottoposi alla vostra attenzione una costruzione abbastanza alta con una apertura ad arco nella parte superiore mai evidenziata, se non erro, in dipinti e disegni precedenti.

Mi sembra che la stessa costruzione sia presente, in primo piano sulla sinistra, anche nel secondo disegno che ho postato sia nella sua interezza che nel particolare che ci interessa.

Questo elemento costruttivo appare posizionato sulla strada che porta dalla Torre di Castellone alla Chiesa di S.Erasmo , dove sembra più addossato e forse ne faceva anche parte.

Nel secondo disegno la costruzione , oggetto di questo post, presenta addirittura un passaggio pedonale al piano terra oltre all’apertura nei piani superiori come già detto.

Non mi sembra si sia mai parlato, nel passato, di questo edificio che , se disegnato due volte dal Mattej al quale non potevano sfuggire particolari simili , doveva essere in piedi negli anni 1847, data della maggior parte dei disegni dedicati dall’artista ai luoghi e ai siti archeologici della sua città natale di Formia.

Ovviamente non possono venirci in aiuto neppure foto dell’epoca in quanto la macchina fotografica incomincio’ a diffondersi solo negli anni immediatamente successivi.

Sembrerebbe trattarsi di una Torre campanaria , molto elegante e particolare nella sua forma estetica.

Potremmo anche essere fortunati a ritrovarla su qualche disegno dei numerosi artisti-pittori che hanno soggiornato a Formia intorno a quegli anni.

Nella prima foto a sinistra mi sembra che possa essere stato disegnato un sepolcro romano ora scomparso.

In ogni caso sono sempre curioso di conoscere le vostre impressioni e pareri al riguardo.

Raffaele Capolino

CHIESA DELLA SS. TRINITÀ – GAETA

CHIESA DELLA SS. TRINITÀ – GAETA

Le quattro statue sulla facciata esterna della Chiesa sono opere del nostro concittadino di Maranola : Gerardo De Meo.

Si trattava di sostituire le vecchie statue in gesso, consumate dal tempo e dalle intemperie, con altre prodotte con materiale più adatto ai luoghi di collocazione.

Gerardo De Meo realizzo’ in creta quattro statue d’altezza di circa due metri con le immagini dei quattro Santi.

Una fonderia , successivamente, provvide a riprodurre in resina le quattro realizzazioni in creta nate dalla maestria del nostro Artista.

Gerardo De Meo è autore di opere in bronzo e in marmo conservate in numerosi edifici di culto italiani ed esteri.

Foto di Pino De Filippis

Raffaele Capolino

IL COMMERCIO MARITTIMO A FORMIA NEL 1902

IL COMMERCIO MARITTIMO A FORMIA NEL 1902


Notizie storiche su tre città del Golfo di Gaeta.

I dati sono presi dal testo ” Il Golfo di Gaeta ” scritto da Pietro Gribaudi e stampato a Pavia nel 1906.
Cosi’ scrive Pietro Gribaudi ( 1874 – 1950 ) che fu Professore di Geografia al Regio Istituto Nautico di Elena ( già Borgo di Gaeta) negli anni 1903/05 e Prof. Universitario di Geografia Economica nella Facoltà di Economia e Commercio di Torino
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” Nel 1902 arrivarono a Gaeta 6 piroscafi esteri , i quali sbarcarono 24.596 tonn. di carbone per la R. Marina ; e 266 velieri ( tonn. 5550 ) che sbarcarono 4.113 tonn. di merci varie. I piroscafi partirono vuoti ed i 267 velieri , che in quell’anno lasciarono il porto di Gaeta , imbarcarono solamente 1.059 tonn. di merci.

A Elena arrivarono 299 velieri con 2.066 tonn. di merci e ne partirono 291 con 3.792 tonn. di vino , melegrane, terra rossa ecc.

Più notevole fu il movimento marittimo di Formia. Vi arrivarono 712 velieri , che sbarcarono 11.636 tonn. di merci , e ne partirono 711 con 24.579 tonn. di merci. ”
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In quell’anno il traffico portuale commerciale di Formia , in entrata e in uscita , fu di 36.215 tonn. pari a più di 3,5 volte quello di Gaeta e Elena messi insieme.

Le merci in partenza via mare da Formia, erano il doppio di quelle pervenute da altri luoghi .
Formia aveva quindi un buon livello di autonomia economica.

Gribaudi non precisa quali merci furono imbarcate a Formia e spedite , ma certamente si trattò di laterizi , mattoni , pavimenti, argilla, pasta , olio , formaggi , pesce, vino, acqua ed altro.
Le merci sbarcate: pozzolana, sabbia di fiume , legname per costruzione civili e per natanti.

Se pensiamo poi che nel 1902 le strutture portuali di Formia erano rappresentate da quattro/cinque pontili di legno, c’è solo da rimanere stupefatti dai dati sopra enunciati.

In questo periodo gli abitanti delle tre città del golfo ,sopra menzionate, erano :

Formia abitanti 8.452 ( Formia alta e Formia bassa )
Gaeta ” 5.625 ( era un presidio militare )
Elena ” 11.169 ( Autonoma dal 1897 al 1927 )

Aggiunge ancora Gribaudi:

” Gaeta , Elena e Formia nulla hanno da invidiare ai costanti tepori , ai profumi , ed ai sorrisi della celebrata Costa Azzurra . Bassissima è l’umidità relativa ( 57,30 ) . Dei centri abitati lungo le rive del Golfo di Gaeta, solo Gaeta Elena e Formia sono immuni da malaria ”

Un vero inno d’amore verso queste tre città del Golfo dei primi anni del secolo scorso, scritto da un torinese nato a Cambiano il 27 giugno del 1874 : Pietro Gribaudi

A cominciare dagli anni ’20 a Formia furono costruiti due moli marittimi in muratura e un recente approdo fisso per
accogliere anche navi da crociera.

Nonostante queste strutture portuali fisse, il movimento commerciale marittimo di Formia al momento è , purtroppo , molto vicino a zero

È vero che il trasporto su strada e su ferrovia ha sostituito in gran parte quello marittimo, ma una pur minima e significativa riconversione nel trasporto passeggeri doveva avvenire.

Oltre alle isole di Ponza e Ventotene la nostra città avrebbe potuto collegarsi via mare almeno all’isola di Ischia che, da quando è nato il mondo , è sempre lì davanti alla costa di Formia.

Raffaele Capolino

CHIUSA LA FONTANA DELLE CINQUE CANNELLE A MOLA DI FORMIA

CHIUSA LA FONTANA DELLE CINQUE CANNELLE A MOLA DI FORMIA

È stata per secoli il simbolo di Mola e ha dissetato viaggiatori e locali.

Da una settimana circa, Acqualatina ha deciso di chiudere anche l’unica cannella rimasta in erogazione .
Eppure il consumo idrico di questa fontana era a carico del Comune di Formia .
A retro delle cinque cannelle la società Acqualatina installo’ cinque contatori ad onere comunale. (Ved. foto 3 )

Come estrema soluzione si poteva sostituire l’erogazione continua dell’unica cannella erogante con un semplice rubinetto apribile all’occasione, oppure con un rubinetto a pulsante temporizzato.

Non ci voleva molto a pensare una di queste due semplici soluzioni !!!!!!!

Ma queste sono idee che non possono uscire dalla testa di funzionari , o da dirigenti con ” alta professionalità idraulica ” , di una società mista con partecipazione pubblica al 51 % .

La parte pubblica , ancora più disinteressata , non conta niente di fronte all’arroganza privata titolare del 49 % del capitale societario.

E così ci ritroviamo con un simbolo della città diventato inutile e con locali amministratori che non hanno più ragione di sedere nel Consiglio Comunale in sala Ribaud.

In merito alla società Acqualatina Spa , non ci sono parole per definire il suo operato aberrante e provocatorio.

Una società inadempiente che si e’ dimostrata incapace di gestire l’acqua pubblica della Città di Formia e delle altre città del Golfo.

Non vi sono alternative !!!!

L’ACQUA DEL GOLFO DEVE RITORNARE PUBBLICA AL PIÙ PRESTO, NEL RISPETTO DI QUANTO DEMOCRATICAMENTE DECISO DA APPOSITO REFERENDUM .

Raffaele Capolino

P.S.
Vi prego , sempre che siete d’accordo, di condividere il presente post.
È il mezzo più idoneo per propagare al massimo le nostre idee e le nostre critiche ai poteri forti.

LA “FORMIANITA’ ” DI PASQUALE MATTEJ DESUNTA DA UN SUO SCRITTO

LA “FORMIANITA’ ” DI PASQUALE MATTEJ DESUNTA DA UN SUO SCRITTO

Nel giugno del 1877 , a due anni dalla sua morte avvenuta a Napoli, Pasquale Mattej venne a conoscenza che a Formia era stata trovata una statua femminile alta cm 90, per cui si recò nella sua amata città natale , forse per l’ultima volta , per disegnare il reperto , come era solito fare.

Il disegno fu realizzato il 15 giugno del 1877 e la statua , come capito’ spesso, andò persa.

Fu in quella occasione che ebbe a scrivere quanto segue :

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” A Formia poi, negli anni precedenti, il Governo Borbonico si arrogava la proprietà di qualunque antichità si rinvenisse per arricchire il Museo di Napoli; non solo ma si arrogava altresì il diritto di ampiamente scavare e ricercare in quei luoghi ove si avesse trovato qualche cosa , o se ne avesse sentore.

Senza la rabbia dei Saraceni, senza la predetta circostanza se Formia potesse rendere alla luce tutti i capi d’arte che racchiudeva ed ancora racchiude, Formia sarebbe tutto un museo da un capo all’altro, e più sontuoso di Pompei.

Se ivi dimoravano provinciali, a Formia villeggiavano i principali romani. ”

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Le foto e i riferimenti sono presi dal libro di Giorgio Ottaviani dedicato al nostro grande Artista Pasquale Mattej ( Formia 1813 – Napoli 1879 ).

Raffaele Capolino

LE TORRI DI CASTELLONE – FORMIA

LE TORRI DI CASTELLONE – FORMIA


Quasi tutti sono convinti che sono solo due, ma in realtà sono sei . E fino agli anni sessanta erano sette.

Di solito si trova scritto che delle dodici originarie torri di Castellone , ne sono rimaste soltanto due ,una di forma ottagonale, l’altra definita “dell’Orologio” per la presenza di un orologio maiolicato settecentesco.

In realtà le cose stanno diversamente perché chi è nato a Castellone, di torri ne conta sei di cui quattro adibite completamente ad abitazioni, e una parzialmente, ma sempre comunque ben configurabili in originarie torri.

Esaminiamole singolarmente.

Foto 1 Torre ottagonale di Castellone, alta mt. 25 e fatta costruire da Onorato I’ Caetani nel 1377, con tre stratificazioni diverse .
Una base poligonale romana, un’altra di età repubblicana e un Torrione ottagonale costruita dai Caetani sulla sommità dell’arce romana. È l’unica non abitata.

Foto 2 Torre “dell’orologio” detta anche Torre degli Spagnoli .Presenta in alto un orologio maiolicato del 1700 ed era l’ingresso sud di Castellone.
È abitata parzialmente nei due piani inferiori tondeggianti lato ovest che, a mio parere, dovevano sorreggere una struttura simile e di uguale altezza alla struttura muraria pervenutaci provvista di orologio in maiolica.

Foto 3 Torre cilindrica incorporata nelle mura in Via Gradoni del Duomo, quasi affiancata alla Torre ottagonale e abitata.

Foto 4 Torre cilindrica , sempre in Via Gradoni del Duomo a più piani ed abitata con ingresso in Vico della Torre.

Foto 5 Torre cilindrica abitata lato est – ferrovia con ingresso in Via della Torre.

Foto 6 Torre circolare ( quella con pensilina di colore rosso )con strutture medievali difensive e ponte di collegamento con l’interno del castello.
Anche questa è abitata con ingresso all’inizio di Via della Torre. Nella sottostante tettoia ci sono almeno altri tre metri della stessa Torre visibile in questa foto.
È la parte di mura perimetrali rimasta straordinariamente uguale a come doveva essere diversi secoli orsono.

Foto 7 La stessa Torre precedente , per una più facile e migliore individuazione.

Foto 8 Torre circolare in Via Rampa Castello , visibile fino al 1960 quando fu abbattuta senza alcun valido motivo dal Comune per costruire più facilmente una scalinata.
È visibile, attualmente, solo la sua base circolare ed era abitata fino agli anni sessanta.

In pratica su sei attuali torri , cinque sono abitate allo stesso modo di come e ‘ abitato il Teatro Romano in Via Gradoni del Duomo.

Questa è la situazione delle torri di Castellone, nota a chiunque sia nato e abbia vissuto in questo rione.

Raffaele Capolino

CIPPI MILIARI “BORBONICI” A FORMIA

CIPPI MILIARI “BORBONICI” A FORMIA

I cippi miliari Borbonici furono sistemati ,dopo il 1840, su tutte le strade del Regno delle due Sicilie con partenza dalla Capitale Napoli.
Furono posizionati a distanza di mt 1851,8 l’uno dall’altro .Il cippo era in pietra calcarea e il suo numero indicava la distanza di quel punto da Napoli, Capitale del Regno.

A Formia abbiamo il Miglio 48 di Via Abate Tosti , che tutti conoscono . Ma non tutti sanno che i cippi miliari a Formia , originariamente in numero di sei e tutti posti sulla Via Appia, sono invece tuttora visibili in quattro postazioni come in foto e nei punti appresso precisati.

Miglio 45 Visibile in località S Croce ( vedi foto 1 )

Miglio 46 Scomparso. Doveva essere posizionato nei pressi del bivio Appia-S Janni.

Miglio 47 Visibile in località S.Pietro nei pressi della Farmacia.( vedi foto 2 )

Miglio 48 Visibile in Via Abate Tosti all’ingresso del Vicoletto del Miglio. ( vedi foto 3 )
Rappresenta il miglio centrale di Formia ( allora comune di Castellone e Mola) che dista 48 miglia borboniche da Napoli , pari a km 86,88.

Miglio 49 Scomparso. Doveva trovarsi nella zona di S. Remigio.

Miglio 50 Visibile duecento metri prima dei Venticinque Ponti. ( vedi foto 4 ).
È l’unico posizionato sul lato sinistro dell’Appia venendo da Napoli, mentre gli altri li troviamo tutti sulla destra.

Il miglio borbonico era pari a metri 1851,8 mentre il miglio romano ,che corrispondeva a mille passi (ogni passo mt 1,48), era pari a mt. 1482,5.

All’infuori del nostro territorio troviamo a Scauri il miglio n. 43 e a Itri il miglio n. 54.

Si spera che i quattro cippi Borbonici restino ben conservati per le future generazioni come il Miliare romano LXXXVIII (88 miglia romane da Roma) tuttora conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Formia.

Raffaele Capolino

UN MONUMENTO NATURALE AD UN PAIO DI METRI DALLA TORRE DI CASTELLONORATO

UN MONUMENTO NATURALE AD UN PAIO DI METRI DALLA TORRE DI CASTELLONORATOFB_IMG_1508879928226.jpg

Sapere che anche ad Onorato I Caetani piacque la presenza di questi due massi, quando vi costruì vicino la Torre settecento anni fa , è semplicemente meraviglioso !!!!

Onorato I fu colui che ebbe la forza di mettersi contro il Papa ed arrivò a far eleggere un antipapa a Fondi : Clemente VII

Fece costruire anche la Torre di Castellone a Formia.

Si narra che lascio’ un testamento in cui dispose di essere sepolto a Castellonorato con indosso la sua corazza d’oro !!!!!!!

Non pochi di Castellonorato si sono cimentati nella finora vana ricerca del sepolcro di Onorato I Caetani.

Raffaele Capolino